Filippo Landi, corrispondente Rai da Gerusalemme (sezione televisione); Barbara Gruden, inviata Giornale Radio Rai (sezione radio); Ziyah Gafic VII Network – Quest for Identity (sezione fotografia); Romeo Fivoli, inviato Giornale Radio Rai (sezione operatore radio); Francesco Battistini, inviato del “Corriere della Sera” (sezione carta stampata); Luka Zanoni per la testata online Osservatorio Balcani e Caucaso (sezione Internet); Lorenzo Bianchi , inviato speciale de “Il Resto del Carlino”, “La Nazione” e “Il Giorno” (premio alla carriera). Sono i giornalisti che hanno ricevuto il Premio nazionale sul reportage di guerra Antonio Russo. Un riconoscimento alla memoria è andato, inoltre, a Toni Fontana, inviato de L’Unità, scomparso di recente. Sul palco, il giornalista del Tg 1 Paolo Di Giannantonio (di origini abruzzesi), che ha presentato la cerimonia. “Antonio era un cronista con i fiocchi” ha esordito.
La cerimonia è iniziata con la consegna del riconoscimento a Ziyah Gafic, fotografo di VII Network, premiato dal presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo Nazario Pagano.
La giuria che ha selezionato i vincitori è composta dai più autorevoli giornalisti del panorama nazionale: Aldo Forbice (Zapping – GR Radio 1), Guido Alferj (inviato speciale), Fausto Biloslavo (Il Giornale, il Foglio e Panorama), Toni Capuozzo (TG 5 – Canale 5), Gabriella Simoni (Studio Aperto – Italia 1), Francesca Sforza (La Stampa), Franco Pagetti (membro dell’agenzia VII), Roberto Marino (Il Centro). Tra i giurati, anche componenti della Fondazione Russo e rappresentanti degli enti sostenitori del Premio. Sul palco è salito, in rappresentanza dei giurati, Aldo Forbice, presidente della giuria, arrivato a Chieti per la cerimonia di premiazione con Guido Alferj, Fausto Biloslavo e Roberto Marino: “Quest’anno abbiamo avuto molta difficoltà perché, vedete, ho l’impressione che le guerre purtroppo continueranno ma i reportage spariranno. Gli inviati nelle zone di guerra sono sempre meno e la sicurezza viene utilizzata come argomento per non mandare inviati. Quest’anno, però, abbiamo fatto uno sforzo per cercare di individuare degli anziani che vanno nelle zone calde cercando di conciliarli con i giovani che vogliono continuare questo mestiere”.
Secondo riconoscimento assegnato alla testata on line Osservatorio Balcani e Caucaso (www.balcanicaucaso.org): ha ritirato il premio il direttore Luka Zanoni. A premiarlo, l’assessore regionale Federica Carpineta. Poi una parentesi di spettacolo, con alcuni estratti del recital “Bloghdad”, della regista Marla Moffa, che al Premio Russo ha debuttato con il suo spettacolo. Voce narrante, l’attore Giampiero Mancini, musiche di Alessandro Galati.
Terza premiata, l’unica donna di questa edizione, Barbara Gruden, inviata del Giornale Radio Rai. A premiarla, il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio. Di seguito, Romeo Fivoli, operatore radio Giornale Radio Rai, premiato dal presidente della Fondazione Carichieti Mario Di Nisio. Riconoscimento speciale alla carriera a Lorenzo Bianchi, inviato di guerra de Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. “Quando sono stato preso la prima volta, che è stata la scuola per la seconda, mi sono trovato privato di tutto e non sapevo se sarei tornato, e allora lì ho imparato ad apprezzare come molto importanti tutte le piccole cose, da un sorso di latte ad un bicchiere di acqua” ha detto, emozionatissimo, ricevendo il Premio Russo dalle mani del direttore de Il Centro, Roberto Marino. Per la carta stampata, Francesco Battistini, corrispondente da Gerusalemme per il Corriere della Sera, ha ricevuto il premio dal senatore Fabrizio Di Stefano.
Lo spazio musicale è stato affidato a Eugenio Bennato, che ha riproposto i più celebri brani del suo repertorio.
Premio alla memoria, invece, a Toni Fontana, inviato de “L’Unità”: a ritirarlo, commossa, la moglie Barbara De Santis, dalle mani dell’assessore alla Cultura della Provincia di Chieti Remo Di Martino. Per la sezione televisione, il sindaco di Chieti Umberto Di Primio ha consegnato il Premio Russo a Filippo Landi, corrispondente Rai da Gerusalemme. Grande commozione, a fine cerimonia, per la signora Beatrice, mamma di Antonio e presidente della Fondazione Russo, che ha ricevuto un mazzo di fiori, omaggio affettuoso in una giornata così difficile per lei.
Le motivazioni con le quali la giuria ha selezionato i vincitori della nona edizione del Premio giornalistico sul reportage di guerra Antonio Russo:
FILIPPO LANDI (sezione televisione)
Difficile mestiere quello del corrispondente Rai dal Medio Oriente. Non solo per la continua tensione ed i pericoli che comporta quel ruolo in un’area così calda e così complessa, quanto per le polemiche che inevitabilmente si porta dietro chi cerca di raccontare quanto avviene in quella sfortunata terra. Filippo Landi è un raro esempio di equilibrio e di imparzialità, per lui torti e ragioni dell’una o dell’altra parte in perenne conflitto non vengono mai stravolti a servizio di una tesi o di un pregiudizio. Le diverse etnìe, le diverse religioni, il colore della pelle non sono elementi che hanno mai condizionato il suo lavoro, volto soprattutto a spiegare al telespettatore la complicata storia di quell’area. Landi, che in passato ha raccontato per i telegiornali della Rai gli scontri dei Balcani, l’assedio di Sarajevo, i tentativi di pulizia etnica in tanti paesi africani, è impegnato da ormai sette anni tra guerre e bombardamenti ad analizzare il perché di tanta violenza in Medio Oriente, a far capire, con obiettività e libertà di giudizio, il perché non può esserci differenza tra le vittime degli attentati e quelle delle rappresaglie, ma soprattutto a mettersi dalla parte di chi soffre per una guerra che da ormai troppi anni genera lutti e sofferenze.
BARBARA GRUDEN (sezione radio)
Inviata del Giornale radio Rai in zone di guerra, triestina, bilingue, italiana –slovena, ha vissuto sul campo tutti i conflitti della ex Jugoslavia, sin dalle origini. Ha seguito le crisi nei Balcani e la disgregazione della Federazione Jugoslava su diversi giornali, italiani e sloveni, e poi come inviata del Gr: dalla nascita del primo partito democratico in Slovenia nel 1988 fino alla proclamazione di indipendenza del Kosovo nel 2008. Ha seguito anche le aree di crisi in Russia e dei paesi dell’area ex sovietica. La sua esperienza in politica estera è da tutti riconosciuta, così come vengono apprezzate le sue doti di assoluto rigore e impegno professionale. Lo ha dimostrato nel corso di molti anni come reporter di guerra ed anche di recente, nel gennaio-febbraio di quest’anno, come inviata ad Haiti, dopo il terribile terremoto. Nel suo lavoro Barbara ha sempre messo in primo piano l’attenzione e la sensibilità per la tutela dei diritti umani, delle donne e dei bambini in modo particolare, doti che ne fanno una professionista della comunicazione di alto profilo e umanità.
ZIYAH GAFIC (sezione fotografia)
“Quest of identity” di Ziyah Gafic è un progetto che cerca di restituire identità alle persone scomparse nel corso della guerra in Bosnia. Così come dovrebbe sempre essere, ma troppe volte non è, il lavoro prodotto rappresenta uno di quei casi in cui la fotografia, particolarmente il fotogiornalismo, ha un’effettiva valenza sociale e umanitaria, aiutando la gente comune a ritrovare tracce del proprio passato, per quanto costellato di orrore e violenza. Attraverso le immagini, Gafic ha documentato non solo il lavoro della Commissione Internazionale per la ricerca delle persone scomparse, ma ha contribuito attivamente, con gli scatti degli oggetti ritrovati, a far sì che una serie di corpi senza nome venissero identificati e riconosciuti dai familiari attraverso gli effetti personali.
Il sito Quest.ba (che sarà attivo a breve) ospiterà le prime cinque-seimila immagini degli oggetti ritrovati nelle fosse comuni in cui sono stati seppellite migliaia di vittime della guerra in Bosnia.
ROMEO FIVOLI (sezione operatore radio)
E’ l’ombra, silenziosa ed efficiente, di ogni reporter radiofonico che deve raccontare guerre e scontri armati. Anche in tempi di computer e di telefoni satellitari Romeo Fivoli è il tecnico che agisce dietro le quinte, trafficando tra microfoni, cavi e linee telefoniche per mandare in onda in diretta, in tempo reale, anche in condizioni difficili e pericolose, i servizi dei giornalisti Rai.
Dalla prima guerra del Golfo (1991) ai conflitti nell’ex Jugoslavia, dalla Somalia devastata dalla guerra civile alla Cecenia in lotta per l’indipendenza, dai bombardamenti del Kosovo all’attentato delle Twin Towers, dall’Iraq all’Afghanistan, Romeo Fivoli è stato l’angelo custode di ogni inviato di guerra, rischiando come e più dei giornalisti, occupandosi della parte logistica e della parte tecnica anche in situazioni di estrema difficoltà. Oggi è corresponsabile del settore tecnico produttivo di Radio 1 Rai.
FRANCESCO BATTISTINI (sezione carta stampata)
Ha iniziato giovanissimo il suo viaggio al servizio dell’informazione. Prima nei giornali di provincia, poi al Giornale e alla Voce di Montanelli, approdando infine al Corriere della Sera dove ben presto si è meritato i galloni di inviato speciale occupandosi in prevalenza delle situazioni di crisi internazionali più delicate, Bosnia, Albania, Kosovo, Kashmir, Afghanistan, Iraq. Sempre con estrema competenza e preparazione ma anche con tantissima curiosità – dote tipica del grande inviato – ha saputo interpretare il ruolo di reporter di guerra analizzando le cause dei conflitti ma soprattutto impegnandosi in un quotidiano esercizio di osservatore della realtà sociale. Un ruolo che gli ha permesso di entrare in contatto con i protagonisti delle guerre: quelli che le combattono ma, soprattutto, quelli che le subiscono, le popolazioni civili, le donne, i bambini. Manifestando inoltre (come fa ancora oggi nelle sue corrispondenze dal sempre infuocato scacchiere del Medio Oriente) una sensibilità particolare per quelle che possono sembrare storie minori ma che danno il segno delle devastazioni e dei danni irreversibili che ogni conflitto porta inevitabilmente con sé.
OSSERVATORIO BALCANI CAUCASO (sezione Internet)
Da più di dieci anni la testata giornalistica on line Osservatorio Balcani Caucaso fornisce al pubblico italiano ed europeo il più completo notiziario su un territorio che ha visto dalla fine degli anni ’80 il drammatico ritorno della guerra in Europa. Occupandosi di quest’area, l’Osservatorio ha colmato un vuoto informativo spesso dovuto al disinteresse e alle troppe distrazioni che in passato hanno caratterizzato i nostri media. Oggi questo sito web copre almeno venti paesi con oltre cinquanta corrispondenti ed una media di centomila lettori al mese, e i suoi reportage vengono pubblicati su numerose testate quotidiane e periodiche italiane. Recentemente il prestigioso magazine britannico Economist ha definito l’ Osservatorio, “il miglior sito web in lingua italiana su Balcani e Caucaso, dai contenuti appassionanti”.
LORENZO BIANCHI (premio speciale alla carriera)
Non è uno che si tira mai indietro Lorenzo Bianchi, inviato de Il Resto del Carlino, la Nazione e Il Giorno. Nelle aree di crisi, nelle guerre che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni del secolo scorso e i primi di questo, lui c’è. C’è sempre stato. Per vedere da vicino, per capire e poi per raccontare. Nei suoi servizi la capacità di osservazione e di riflessione è sempre accompagnata da una dettagliata analisi degli avvenimenti, è sempre accompagnata da una minuziosa opera di approfondimento dei fatti e delle testimonianze. Non a caso è tra i giornalisti italiani che hanno vissuto il maggior numero di storie pericolose legate al proprio lavoro, dalle minacce agli arresti. Nei colpi di stato in Centro America o in Iraq, nell’ex Jugoslavia o in Africa, Bianchi ha sempre esaltato il ruolo dell’inviato con le sue testimonianze dai luoghi che hanno fatto la storia degli ultimi vent’anni, raccontando con coraggio e con il respiro del cronista di razza i drammi provocati dalle guerre, sentendo sempre il bisogno di essere là dove gli eventi si svolgono.
TONI FONTANA (premio alla memoria)
E’ difficile, adesso che è scomparso, immaginare un conflitto senza Toni Fontana. Non perché avesse fatto delle corrispondenze di guerra il solo modo di essere giornalista: l’ultimo suo lavoro è dedicato all’immigrazione, alla mancata integrazione, ai conflitti latenti nel nostro paese. Non perché amasse essere in primo piano, ogni volta che i riflettori dei media si accendono su una crisi, inavvertita mentre precipitava e poi presto dimenticata: era un tipo schivo, e amava avvicinarsi alle storie in punta di piedi, con rispetto. Chi ha letto i suoi servizi e chi lo ha conosciuto da vicino sa che il suo punto di vista – libero e personale, non importa lavorasse per una testata di partito, il “suo” partito – aveva la concretezza e la schiettezza di un uomo della montagna, innamorato del sud del mondo. Con un solo pregiudizio: sempre dalla parte dei deboli, delle vittime, ma sempre umile e leale davanti alle lezioni della realtà, vale a dire il patrimonio più prezioso per un cronista vero.