Il nuovo spettacolo presentato da Giobbe Covatta è “Trenta”, un’opera che si propone di leggere i trenta articoli della carta dei diritti dell’uomo, commentandoli in relazione a quella che è la reale situazione dell’uomo oggi. È uno spettacolo fatto di momenti di pura comicità ed altri di riso agrodolce, dall’immaginare il premier Silvio Berlusconi che si presenta a Dio tendendo la mano in un “Salve, collega”, al duro confronto tra un bambino italiano ed uno sudanese: il primo si diverte nel vedere il padre essere un tifoso sfegatato, il secondo commenta che intorno a lui tutti hanno il tifo.
In quasi due ore di spettacolo, il comico tira fuori dal cappello battute vecchie e nuove, tiene alto il ritmo e diverte il pubblico che si lascia affascinare dalle parole di quell’uomo di mezza età che saltella, corre e si lancia in passeggiate di riflessione sul palco, aggrottando la fronte nel tentativo di capire quali siano, tra i trenta della carta dei diritti, gli articoli rispettati dall’uomo. Si diverte ad immaginare il momento del giudizio universale, nel quale scopre che nessun uomo ha capito niente della vita (il papa viene deriso dallo stesso Dio, nel momento in cui dice di essere suo rappresentante in terra), finisce gli sketch con sequenze di immagini a tema e culmina nella lettura integrale della carta dei diritti, commentando laconicamente:“questa l’abbiamo scritta noi…”.
Spettacolo coinvolgente, divertente e stimolante, anche grazie ai racconti di Covatta sulle sue esperienze dirette (egli è anche testimonial di AMREF e Save The Children), che fanno ridere e pensare.
Scambiando due parole con un disponibilissimo Giobbe Covatta a fine serata, abbiamo appreso qualche considerazione in più del comico italiano sulla situazione attuale degli immigrati (cui ha dedicato una parentesi rilevante, nello spettacolo), dei giovani ed anche sulla natura del nuovo spettacolo da lui scritto.
Alberto Ciafardoni
Intervista curata da Luca Mastrocola e Alberto Ciafardoni