Atessa. Quattro serate di pubblico straripante al Teatro “Antonio Di Jorio” di Atessa per salutare la prima rappresentazione dell’operetta “All’albergo centrale”. Un lavoro articolatissimo, come lo sono gli spettacoli musicali dal vivo con la grande orchestra in buca, alla maniera dei grandi teatri.
Uno spettacolo delizioso in cui riecheggia la struttura drammaturgica dell’operetta tedesca sorella “Al cavallino Bianco”, del 1930, musicata da Ralph Benatzky (passata alla storia anche per essere stata boicottata dal regime nazista per l’origine ebraica dei due autori Hans Müller-Einigen e Erik Charell).
Atessa non è nuova ad esperienze teatrali musicali del genere. In passato la locale compagnia “Drago d’oro” ha messo in scena lavori di grande impegno, come “Paese mè”, con le musiche dell’illustre concittadino Antonio Di Jorio, e “Lulù, aiutami tu”. L’azione si svolge nell’Albergo Centrale di Atessa, negli anni ’30, e come nella migliore tradizione tutto ruota attorno all’incontro casuale di personaggi caratteristici. L’amore, naturalmente la fa da padrona, tra le pieghe delle vicende quotidiane, nella tranquillità di una cittadina di provincia, fra le novità che esprimevano i mutamenti dei tempi nuovi, capaci di accendere la fantasia della gente.
La lingua – ed è questa la nota caratteristica – è il dialetto atessano, espresso però con garbo, misura e piacevole ironia. Ma la vera novità di questo nuovo lavoro è rappresentato dalle musiche, firmate dal giovane compositore atessano Angelo Castronovo, autore anche delle splendide orchestrazioni e dei raffinati arrangiamenti: undici numeri musicali ricchi di slanci lirici, di calore scenico, ma anche di brio e contagiosa orecchiabilità, frutto di una personalità artistica originale e di solida capacità compositiva. Benchè a tratti riafforino in quelle partiture bagliori jazzistici tanto cari ad Armando Trovajoli o, ancora, le armonie che il grande Carlo Alberto Rossi seppe infondere nelle sue canzoni più geniali, possiamo dire con certezza che il linguaggio di Castronovo è assolutamente nuovo, senza precedenti nel nostro teatro musicale. Puntuale ed efficace la regia di Paolo Villanese, belle le scene e i costumi. Splendida l’orchestra, composta da brillanti e giovanissimi musicisti locali, diretta dallo stesso maestro Castronovo, ricca del giusto smalto “anni d’oro d’America”, (assai apprezzati i soli del flautista Francesco De Florio De Grandis). Il coro in scena, di circa trenta elementi, le storiche “Giovani Voci Dijoriane”, dirette da Lelio Pili, ha fronteggiato egregiamente le insidie delle partiture corali nuove, rese ancora più impegnative dalla scrittura musicale tipicamente cromatica.
Bravissime le prime parti: Alessandra Celiberti, Daniele Stampone, Andrea Carbonelli e Ada Flocco (quest’ultima notevole nel suo numero musicale), che hanno saputo coniugare l’arte scenica ad una spiccata capacità vocale ed interpretativa. Assai applauditi anche gli altri interpreti della compagnia e il garbato caratterista Nino Villanese. Infine, la direzione artistica del professor Antonello Scarinci, docente e musicista di rare capacità, ha fatto di questo spettacolo un evento culturale che certamente segnerà un punto fermo nella storia del teatro musicale abruzzese. È facile immaginare il consenso calorosissimo del pubblico. Spettacoli di tale livello meritano tutta l’attenzione degli operatori culturali della regione, e non solo.