Serial killer italiani, sono diversi i nomi per un fenomeno che non è solo americano. Anche in Italia ha i suoi esponenti.
Il termine serial killer è molto utilizzato soprattutto da quando è stato sfruttato dall’ambiente cinematografico per trarre da storie tragiche e sanguinarie, dei film. Si tratta di un fenomeno particolarmente diffuso negli Stati Uniti che ha in effetti un numero importante di casi.
Il serial killer è un individuo che uccide persone che hanno tra di loro dei tratti in comune. A volte le vittime hanno la stessa età, la medesima professione oppure caratteristiche fisiche simili tra di loro. I loro omicidi possono svolgersi con una certa regolarità temporale oppure nel corso di lunghi periodi di tempo. Sovente il modus operandi è significativo, una sorta di firma. Spesso il serial killer cerca le sue vittime basandosi sulla rappresentazione fisica di altre persone connesse magari a dei traumi, che sono oggetto di rabbia o frustrazione per lui.
Questo genere di individui non agiscono solo negli Stati Uniti, anche l’Italia ha diversi episodi tragici su cui ebbe modo di indagare un importante medico e criminologo italiano, Cesare Lombroso, definito non a caso il padre della moderna criminologia.
Quando si parla di serial killer immediatamente si pensa agli Stati Uniti. Nomi importanti come David Berkowitz, noto come ‘Il Figlio di Sam’ o ‘Il killer della calibro 44’, oppure Jeffrey Damher, o ancora Richard Ramirez, conosciuto come ‘Night Staker’. Ed Gein, Ted Bundy o Aileen Wuornos. Le loro storie sono perfino diventate dei film di successo. Criminali che hanno ispirato registi importanti come Alfred Hitchcock.
Anche in Italia sono presenti casi di cronaca nera con fattore di serialità. Nomi eclatanti come ‘il mostro di Firenze’, la saponificatrice di Correggio, Leonarda Cianciulli, o ancora Donato Bilancia. Ma vi sono anche nomi magari meno noti di quelli sopra citati che hanno ugualmente seminato il terrore nel nostro Paese a lungo.
Giuseppe Belloli noto come ‘Il mostro di Treviglio’. Il periodo di attività di questo serial killer va da marzo 1964 al 1971. Belloli è attivo in provincia di Bergamo. Il mostro di Treviglio è un pedofilo seriale, fa la sua prima vittima quando ha solo 16 anni. Violenta e poi strangola le sue giovani vittime e ne uccide in totale tre. Il serial killer riesce a scappare più volte dal carcere, catturato viene giudicato incapace di intendere e di volere e rinchiuso in un istituto psichiatrico giudiziario. Al momento non sono note le sue condizioni.
Un caso tutt’oggi irrisolto è ricco di misteri è quello riguardante ‘Il collezionista di ossa della Magliana’. Il 27 luglio 2007 i Vigili del fuoco di Roma intervengono nel quartiere della Magliana, per la precisione in via della Pescaglia. Vengono chiamati per spegnere un incendio in un canneto. Dopo il sopralluogo i pompieri trovano un marsupio e al suo interno un mazzo di chiavi. Vi è anche un portafoglio con dei documenti. Non troppo distante da questi oggetti uno scheletro completo di tutte le ossa ma bruciato.
Il medico fa la sua prima valutazione e attribuisce l’identità dello scheletro al proprietario del documento, un pensionato, Libero Ricci. Anche le chiavi sono dell’anziano scomparso. I figli dell’uomo non riescono a comprendere come il loro padre 77enne sia potuto finire in quel luogo. Per altro fanno presente che gli abiti rinvenuti non corrispondono a quelli del padre.
Viene quindi fatta richiesta del DNA. L’esito arriva nel 2010 e parla di ossa non appartenenti a Libero Ricci ma di ben altri cinque individui diversi, uomini e donne. Le morti di queste persone fanno riferimento ad un periodo che va dal 1989 al 2006. Non riuscendo a trovare riscontro tra le ossa e le persone scomparse in quel lasso di tempo, gli investigatori pensano ad un necrofilo, ad un ladro di tombe.
L’inchiesta prosegue e dalle ossa emerge un legame di parentela tra la donna a cui appartengono il cranio, la spina dorsale e la gabbia toracica e la mamma di Libero Ricci, Rebecca Moscato morta nel 1987. Chi ha composto lo scheletro ha una piena conoscenza dell’anatomia umana avendolo ricostruito in modo perfetto. Il mistero degli altri resti umani permane ancora oggi: cinque omicidi sconosciuti attribuiti ad un killer ma senza alcuna certezza in merito.
Ludwig, è il nome di un serial killer ma in realtà si tratta di una firma che riguarda due individui: Wolfang Abel e Marco Furlan. I due killer sono stati attivi dal 1977 al 1984, dichiarati colpevoli di 10 su 28 omicidi. Per rivendicare gli atti criminali i due utilizzano dei volantini neonazisti firmati con la sigla ‘Ludwig’. Si tratta di due rampolli della Verona bene. Il loro obiettivo è liberare il mondo dai tossicodipendenti, dalle prostitute, dagli omosessuali e dai senzatetto.
Uccidono le loro vittime accoltellandole e carbonizzandole. Le loro azioni si svolgono nel Nord-Est dell’Italia, nei Paesi Bassi e in Germania. Vengono catturati il 4 marzo 1984 e condannati a 27 anni di carcere. Furlan viene scarcerato il 12 novembre 2010, Abel il 24 novembre 2016 ma si trova in coma irreversibile a seguito di una caduta dopo un malore.
Vitalino Morandini è figlio di agricoltori, un giovane mite e religioso. Dopo un periodo vissuto al fronte torna in Italia a Adrara San Rocco (BG) e inizia a rubare lì e nelle zone limitrofe. Sottrae anche delle proprietà ad un cugino che lo fa arrestare. Quando esce dal carcere preda dalla smania di vendetta uccide il cugino simulando un incidente. In modo analogo probabilmente elimina anche la madre. Per poter derubare in una cascina le dà fuoco, uccidendo così tre persone che stavano al suo interno. Assassina poi una coppia e ammazza a sassate una famiglia di tre persone. Viene fermato il 17 marzo 1955 e condannato a quattro ergastoli. Morandini si suicida in carcere impiccandosi con un asciugamano il 10 giugno 1960.
Roberto Succo è un serial killer attivo in Italia e Francia dal 1981 al 1988. A 19 anni uccide i genitori perché non gli fanno utilizzare la macchina. Viene catturato e riconosciuto affetto da schizofrenia paranoide e viene inserito in una struttura psichiatrica per dieci anni. Ne evade approfittando di un permesso e si nasconde in Francia. Qui uccide un brigadiere della gendarmeria Nazionale, un medico, un ispettore di polizia e due donne. Nel farlo utilizza armi bianche e armi da fuoco. Viene incarcerato e si uccide il 23 maggio 1988 soffocandosi con un sacchetto di plastica riempito di gas.
Giovanna Bonanno, nota come ‘La vecchia dell’aceto’, una serial killer attiva dal 1784 al 1788 a Palermo. La Bonanno è una nota fattucchiera e si mantiene vendendo pozioni che crea personalmente. Alcune donne si rivolgono a lei non soddisfatte della loro vita matrimoniale. La fattucchiera crea per loro una pozione ‘L’arcano liquore aceto’ derivato da un liquido contro i pidocchi. Le mogli, ignare della letalità del liquido, lo danno ai mariti. Dopo diverse morti sospette la Bonanno viene indagata e scoperta in flagrante mentre vende la sua pozione letale ad un poliziotto fintosi cliente. Viene condannata alla pena capitale e impiccata il 20 luglio 1789 a Palermo.
‘Il mostro di Torino’, Giancarlo Giudice, ha un’infanzia particolarmente travagliata. Il padre è un alcolizzato, il giovane Giancarlo tenta il suicidio a 13 anni a seguito della morte della madre. Diventa poi dipendente da cocaina e riviste a luci rosse. Lavora come camionista ed inizia in questo frangente ad uccidere prostitute. Le sue modalità sono differenti: sei di queste le strangola e poi le sgozza. Due le uccide a colpi di pistola. Altre due le carbonizza.
Giudice sfoga così la sua ira verso il padre che si è risposato con un’altra donna. Il killer è attivo dal 1983 al 1985 su Torino e provincia. Viene catturato il 29 giugno 1986 e condannato inizialmente all’ergastolo poi ridotto a 30 anni di reclusione e 3 di ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario. Giancarlo Giudice torna in libertà nel 2008 e da allora vive protetto da segreto.
Gianfranco Stevanin, ‘Il Mostro di Terrazzo’, attivo dal 1993 al 1994 circa. Stevanin inizialmente è un giovane di buon carattere. Subisce un grave incidente che gli procura un trauma cranico molto grave tanto da cambiargli la personalità. Dopo un fidanzamento finito male inizia a dedicarsi solo a rapporti a pagamento, durante i quali è violento ed estremo e ne fotografa diversi momenti. Una prostituta riesce a fuggire e denuncia Stevanin alla polizia. Gli agenti indagano e trovano nel terreno intorno a casa di questo diversi cadaveri di donne, alcuni fatti a pezzi. Il killer viene fermato il 16 novembre 1994. Durante il processo dice di non ricordare i suoi atti, di rammentarli come immagini di sogno.
Si alternano inoltre perizie che lo definiscono “incapace di intendere e di volere” ad altre diametralmente opposte. Dopo 19 udienze viene condannato all’ergastolo e si trova attualmente detenuto presso il carcere di Bollate a Milano.
Ferdinando Gamper noto come ‘Il mostro di Merano’. Da giovane Gamper subisce abusi da parte del padre e sviluppa dei sentimenti anti-italiani. Inizia quindi a militare nel gruppo ‘Ein Tirol’. Le sue vittime sono infatti tutte di sesso maschile e italiane. Una sola vittima è tedesca ma per errore, avendo l’uomo parlato in italiano e tratto quindi in inganno il killer. Gamper viene catturato dopo essere stato individuato barricato in una casa dove si toglie la vita.
Giorgio William Vizzardelli, ‘Il Mostro di Sarzana’, attivo dal 1937 al 1938 a Sarzana. Vizzardelli uccide la prima volta a 14 anni. Si tratta del rettore del collegio in cui si trova perché schiaffeggiato da questo. Uccide poi a colpi di pistola anche il frate che lo ha riconosciuto come autore del delitto. Nel 1938 elimina una parrucchiera che scopre l’omicidio e un tassista, testimone involontario. Uccide inoltre a scopo di rapina un impiegato dell’ufficio del registro.
Viene condannato all’ergastolo ma dopo 28 anni di reclusione ottiene la grazia dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Una volta uscito dal carcere si stabilisce dalla sorella a Carrara e si suicida l’11 agosto 1973 tagliandosi la gola e un braccio con un coltello da cucina.
Gli omicidi del mostro avvengono tra il 1983 e il 1995 a Modena e provincia. Le vittime sono 12 ragazze, tutte coinvolte nell’ambiente della prostituzione o tossicodipendenti. Sono casi ancora oggi irrisolti e più volte si è pensato che ad essi vi fosse collegato un serial killer senza mai avere tuttavia riscontri sufficienti per affermarlo. Secondo quanto ipotizzato da un giornalista di nera della Gazzetta di Modena, Pier luigi Salinaro la serialità è iniziata ad emergere con il terzo omicidio. Le indagini all’epoca avvengono in modo complicato tra ritardi investigativi e vari depistaggi.
Non viene prestata l’attenzione ad alcuni dettagli rilevanti, come ad esempio il fatto che Marina Balboni, una delle vittime, sul suo diario ha appuntato che il giorno dopo avrebbe dovuto incontrare “una persona importante”. Non vengono inoltre analizzate le impronte di una Fiat 131 (auto spesso utilizzata dalle forze dell’ordine) e di una scarpa trovata sulla scena del delitto di Donatella Guerra.
Il mostro uccide le sue vittime in diversi modi. Le strangola, oppure fracassa loro il cranio con una pietra o le accoltella. Gli omicidi proseguono con cadenza regolare ogni due anni. L’assassino aggredisce sempre alle spalle e i luoghi di ritrovamento dei corpi sono connessi tra di loro fino a formare un pentacolo. Noto simbolo esoterico. L’unica vittima che si distacca in qualche modo dalle altre è Fabiana Zuccarini, una ragazza che non si prostituisce ma forse assume sostanze stupefacenti. Viene individuata la macchina su cui viene vista salire ma nonostante i gravi sospetti le indagini vengono interrotte a causa del decesso del proprietario della vettura.
Viene sospettata degli omicidi la convivente dell’ultima vittima ma il GIP Caruso non ne è convinto per via dell’operato poco chiaro degli inquirenti. Si sospetta qualche errore volontario e nasce così il dubbio che vi siano coinvolte le forze armate. L’ultima vittima, Monica Abate, prima di morire ha una relazione con un poliziotto. Ed è anche l’ultimo decesso attribuito al mostro di Modena.
Andrea Matteuci noto come ‘Il Mostro di Aosta’, attivo dal 1980 al 1995. Matteucci è figlio di una prostituta e la sua giovinezza si svolge tra furti e soggiorni in diverse comunità. Crescendo diventa un artigiano della pietra. Uccide un uomo e tre prostitute abusando dei loro cadaveri, facendoli poi a pezzi e bruciandoli. Viene denunciato dalla quinta vittima che riesce a fuggire.
Quando viene arrestato il killer dichiara: “Le odiavo come ho sempre odiato mia madre e capivo che l’unico modo per liberarle dai loro vizi era ucciderle”. Viene condannato a 28 anni di carcere e internato in una struttura sanitaria per una ‘patologica attrazione verso la morte”. Esce dal carcere nel 2017, allo stato attuale vive in una struttura sanitaria.
Secondo quanto stimato dall’FBI in un determinato momento negli Stati Uniti sono risultati attivi tra i 25 e i 50 serial killer. In particolare tra gli anni ’70 e ’90 è stata riscontrata una notevole proliferazione con oltre 100 soggetti attivi nel 1974, addirittura 200 e oltre nel 1984. Nel 1994 si è saliti a quasi 300. Il numero è sceso poi in modo importante a 30 entro il 2015.
Il motivo di tale declino è attribuito a internet. L’utilizzo della rete ha reso più difficile ai serial killer poter rimanere nascosti. Naturalmente sono stati anche molto utili i progressi fatti nei confronti dell’identificazione dei sospetti grazie all’impiego del DNA.
Invece secondo quanto dichiarato dall’esperto Paul Holes, colui che ha portato alla cattura di ‘Golden State Killer’ ha stimato un numero ben più importante. Secondo Holes sarebbero circa 2.000 i serial killer attivi negli Stati Uniti che devono ancora essere catturati. Il motivo principale è il fatto che le loro vittime sono ai margini della società e quindi nessuno dichiara la loro scomparsa. I fattori più a rischio risultano essere sempre gli stessi, ovvero abusi subiti in età infantile. Questa analisi è stata fatta su un campione di 50 assassini seriali.
Sono diversi i casi di serial killer in circolazione su cui le forze dell’ordine stanno indagando per poterli assicurare alla legge. Sono responsabili di atroci reati.
L’assassino di Ciudad Juárez. Juárez è una città vicino El Paso in Messico. Lì sono state uccise oltre 370 donne tutte appartenenti a famiglie povere, in alcuni casi studentesse. Tra di loro spesso sono state riscontrati dei tratti somatici simili. Nessun sospetto è stato ancora assicurato alla giustizia.
Pedro Lopez anche noto come ‘Il mostro delle Ande’. Ha stuprato e ucciso diverse donne mentre si spostava da un paese all’altro. È stato arrestato nel 1978 ma liberato per opera di un missionario e ha ripreso ad uccidere. Nel 1980 il bilancio delle sue vittime in Ecuador era di 110. È stato poi rinchiuso in un ospedale psichiatrico ma rilasciato. Si stima che abbia ucciso oltre 350 persone.
I campi di sterminio in Texas dove dal 1983 sono iniziati ad emergere corpi, il tutto in un’area conosciuta come The Killing Fields. Sono stati trovati 33 corpi di donne tra i 12 e 34 anni. Si ritiene che sia opera di un serial killer.
Il maniaco arcobaleno del Brasile, così soprannominato perché le sue vittime appartengono alla comunità gay, in particolar modo uomini. Il killer ha agito a Carapicuiba in Brasile tra il 2007 e il 2008. Il modus operandi del killer è sparare in testa alle sue vittime, come se fosse un’esecuzione. Una volta uccisi ne scarica i corpi nei cespugli con i pantaloni calati fino alle caviglie. Ad oggi ancora nessuno è stato condannato per gli omicidi.
I serial killer della foresta di Ibadan, la cosiddetta Foresta del male. Al suo interno è stata scoperta un’area con edifici diroccati e dei corpi decomposti. Dieci persone sono state trovate ancora vive ed incatenate a banchi di macellazione. Il terribile sospetto è che il luogo sia un rifugio di fanatici religiosi per lo svolgimento di riti cannibalistici.
L’assassino della I-70 per la precisione tra Terra Haute, Indiana e Vichita e Kansas. Si tratta di omicidi commessi con colpi d’arma da fuoco verso donne alla guida. Sei vittime, una di queste di genere maschile ma con una lunga coda, probabilmente confusa quindi per una donna. Erano tutte impiegate in alcuni negozi appena fuori dall’autostrada.
Il collezionista di ossa di West Mesa. Nel febbraio 2009 vengono rivenuti i resti di 11 donne in un terreno di Albuquerque in New Mexico. Si tratta di prostitute tra i 15 e i 32 anni, per la maggior parte ispaniche. Uno dei sospettati è in carcere, un altro è morto e per un terzo non sono presenti prove sufficienti. Il caso ad oggi è ancora aperto.
Il serial killer di Long Island. Vengono recuperati quattro corpi alla fine del 2010 su un tratto di spiaggia sulla costa di Long Island. Successivamente ne vengono trovati altri sei. Secondo le forze dell’ordine sarebbero omicidi tutti connessi alla stessa mano. La polizia locale è stata accusata di incapacità e corruzione. Il caso è ancora irrisolto.
Lo strangolatore di Chicago in azione tra il 2001 e il 2017 ha portato alla morte almeno 75 donne afroamericane. Una task force sta indagando sui casi e le indagini sono ancora in corso.
All’attivo vi è anche il caso di una sorta di gruppo di giustizieri denominati ‘Ercole’. Nel 2019 in Bangladesh vengono uccisi tre uomini con un violento colpo alla testa. I loro cadaveri vengono trovati con un biglietto su cui viene spiegato che i tre sono degli stupratori. La firma in calce è Ercole. Si sospetta possano essere dei gruppi di vigilanza locale che non avendo soddisfazione dalla legge hanno deciso di farsi giustizia autonomamente.
Queste e molte altre informazioni possono essere visionate presso la mostra ‘Serial Killer Exhibition’ attualmente aperta al pubblico presso il Castello di Rocca Colonna a Castelnuovo di Porto (RM).