Se siete in vacanza in montagna, fate attenzione a cosa può annidarsi nell’erba alta, si rischia davvero grosso.
Molte persone sono già finite in ospedale per un parassita che causa grossi problemi. Ad essere in pericolo, seppur lieve, sono anziani e bambini. Dieci casi hanno una prognosi impegnativa, un’encefalite, mentre 8 casi sono più lievi. 18 in totale i casi di Tbe, e tra le persone colpite ci sono un uomo di 67 anni e una bambina di 12. Vediamo da quale parassita bisogna proteggersi se siamo in vacanza in montagna.
I casi più conosciuti sono proprio quelli della bambina e dell’uomo di 67 anni, ma non sono casi isolati. Sono 18 in totale, con prognosi diverse. Un’infezione da parassita, in verità molto diffusa tra chi frequenta anche in modo occasionale la montagna. Molti enti, tra cui l’Usl Dolomiti, ogni anno somministra un vaccino gratuito a migliaia di persone che si accingono a visitare posti di montagna. L’ultimo bollettino però, segnala che in un luogo in particolare, i casi sono stati appunto 18, diventando un caso particolare di infezione, che non va sottovalutata.
«Abbiamo appena dimesso tre pazienti cinquantenni. Un altro, di sessant’anni, è invece appena stato trasferito dalla Terapia intensiva in reparto. Ma la prognosi è impegnativa, non riesce ancora a respirare da solo. Purtroppo per la Tbe non esistono terapie mirate, dobbiamo ricorrere a cortisone e anti-infiammatorio e tra l’1% e il 2% dei pazienti incorre in insufficienza respiratoria. In compenso il vaccino funziona molto bene, non ha effetti collaterali, quindi lo consigliamo». Queste sono le parole del dottor Renzo Scaggiante, primario di Malattie infettive al San Martino di Belluno.
Il vaccino prevede tre dosaggi e dal 2019 è gratuito per tutti i residenti della provincia di Belluno, nonché facilmente prenotabile sul sito aulss1.veneto. Le dosi somministrate dal 2016 al 2022 sono state 85.913 e si può ottenere, pagando 25 euro, anche alle Usl del Veneto. L’anno scorso, proprio in Veneto, sono state somministrate 30.359 dosi. Si può somministrare già dal primo anno di vita.
La malattia viene trasmessa all’uomo e agli animali dal morso di zecche che ne sono infette. Coloro che trattengono il virus sono roditori, cervi, ovini, bovini, uccelli e cani. Serbatoi, tutti questi, del virus. Nel 70% dei casi l’infezione è lieve, negli altri casi invece dopo 28 giorni cominciano a manifestarsi sintomi influenzali, febbre alta, mal di gola, cefalea. L’infezione si complica nel 30% dei casi e provoca la morta per l’1 o 2%. Incide in questa dinamica l’età del paziente.
Se non si è vaccinati, per proteggersi, evitare di camminare nei sentieri dove l’erba è troppo alta. In queste condizioni si annidano le zecche e quindi c’è più probabilità di contrarre il virus. Non volano e non saltano, dunque il passaggio avviene per contatto. Ancor meglio se vi ricoprite di Autan, così come per le zanzare.