Ad anni di stanza dalla valanga che travolse l’hotel e uccise 29 persone resta intatto il dolore delle famiglie al pensiero che si poteva fare di più per salvarle
Passano gli anni, ma non si lenisce il dolore per l’improvvisa perdita di un proprio caro, di un familiare. Anzi, il pensiero che molto probabilmente si sarebbe potuto fare di più, soprattutto se si fossero ascoltati gli allarmi e le richieste di aiuto che stavano già arrivando. La tragedia di Rigopiano ha segnato non soltanto un paese, una regione, ma una nazione intera. Resta l’eroismo dei soccorritori che ha evitato che fosse ancora più grande.

In quei giorni l’emergenza neve in tutto l’Abruzzo era grande. La mattina del 18 gennaio si verificarono tre scosse di terremoto che provocarono un allentamento della neve, con una conseguente valanga devastante staccatasi dalla montagna sopra Faringola, in provincia di Pescara, e poi abbattutasi sull’Hotel Rigopiano, spazzandolo praticamente via. All’interno dell’hotel in quel momento c’erano quaranta persone, rimaste quindi imprigionate. La forte nevicata aveva bloccato la strada che collegava il rifugio col fondovalle: nonostante gli appelli non si era riusciti a trovare una turbina spazzaneve per liberare il percorso.
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Una tragedia per il paese
L’enorme massa di neve che si stacca dalla montagna. Il rumore sordo della slavina che scivola a valle portando via tutto quello che incontra sulla strada. E subito dopo silenzio di morte. Sono passati otto anni dal disastro dell’hotel Rigopiano di Farindola e, come ogni anno, oggi i parenti delle 29 vittime si sono ritrovati, questa volta non sul luogo del disastro, a causa proprio del maltempo, ma nella chiesa del piccolo paese, per commemorare i propri cari.

Una valanga del peso di 120mila tonnellate quel giorno si scaraventò sull’albergo dove all’interno c’erano 28 ospiti, di cui 4 bambini, e 12 dipendenti, solo in 11 sono sopravvissuti, grazie all’intervento dei soccorsi che sfidarono la tormenta per raggiungere a piedi il luogo della tragedia.
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Le varie commemorazioni
Il processo di primo grado, che inevitabilmente fece seguito alla tragedia, si è chiuso con 5 condanne e 25 assoluzioni. Poi il 14 febbraio 2024 è arrivata la sentenza d’appello e infine il 3 dicembre 2024 quella della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a un anno e 8 mesi per l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, per rifiuto di atti d’ufficio e falso.

Una sentenza che fa ancora più male della strage, perchè ha messo nero su bianco che le tragedia poteva essere evitata e le 29 persone potevano essere salvate. Più di una sono state le cerimonie per commemorare le vittime, non soltanto quella nella chiesa di San Nicola di Bari di Farindola, ma anche quella di Montesilvano, nel giardino di Via Nilo, intitolata alle vittime della tragedia, e a Chieti davanti al monumento dedicato.