La Sanità in Italia sta vivendo un momento molto complicato e a farne le spese sono i cittadini, soprattutto se non possono rivolgersi al privato.
Uno dei problemi fondamentali riguarda le tempistiche di attesa per una visita specialistica. Le persone si ritrovano ad avere un appuntamento dopo mesi o addirittura anni, e questa disagevole situazione è peggiorata soprattutto dopo la pandemia.
A livello burocratico, la nostra Sanità sta mostrando tutte le sue debolezze, e la cosa peggiore è che dal Governo non sembrano arrivare messaggi positivi. Le risorse (i soldi ndr) non ci sono mai, anche se potremmo ovviare che quando il Governo vuole i soldi li trova. Le difficoltà sono note e i recenti cambiamenti non fanno che aumentare i disservizi e le difficoltà dei cittadini.
Cosa succede con le ricette mediche per prenotare le visite specialistiche?
Recentemente è stata presa una decisione che ha cambiato la validità delle ricette date dal medico, quelle che servono per prenotare una visita specialistica. Non si sa il perché di questa decisione, forse deriva dalla volontà di sburocratizzare il procedimento, ma di certo per i cittadini è una nuova regola da ricordare.
Secondo Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, la misura è temporanea ma non si capisce bene su chi avrà maggiori impatti. In pratica è stata ridotta la durata della validità della ricetta. Fino ad ora poteva essere usata entro 12 mesi per andare al CUP a prenotare una visita. Adesso invece sarà valida solamente per 6 mesi. Dunque il possessore della ricetta dovrà “sbrigarsi” a prendere un appuntamento, altrimenti dovrà farsene fare una nuova dal medico curante.
Il minor tempo a disposizione, però, non sfocerà in tempistiche di erogazione del servizio più brevi. Infatti, indipendentemente dalla durata della validità della ricetta, l’esame potrà essere dato con le tempistiche che sono in vigore attualmente. Anche dopo un anno, insomma.
Questa novità, che rischia di far cadere i cittadini in confusione, oltre che ingolfare i medici di famiglia che dovranno emettere più ricette, si inserisce in un programma più ampio. Si tratta di una delibera della Regione Lombardia, che è entrata in vigore all’inizio di questo mese di ottobre. Sembra che uno degli obiettivi della Regione sia quello di “introdurre un nuovo tariffario dell’assistenza specialistica ambulatoriale“. Che, tradotto, potrebbe significare aumenti dei costi (ticket) per i cittadini.