Uno dei nostri prodotti di punta, il pomodoro, rischia di scomparire. Vediamo insieme cosa sta succedendo.
Da quando Cristoforo Colombo ce lo ha fatto conoscere, per noi italiani il pomodoro è diventato quasi sacro. Eppure ora è a rischio e potrebbe addirittura scomparire. In questo articolo vi spieghiamo tutto nei dettagli.
Insalata caprese, bruschetta, pizza, pasta: il pomodoro sta bene con tutto e noi italiani siamo sempre stati i primi produttori al mondo. Oltre all’ortaggio fresco – che, pochi lo sanno, ma in realtà è un frutto – in Italia ogni anno produciamo anche quintali di salsa e concentrato.
La filiera che lavora intorno alla raccolta del pomodoro e alla sua lavorazione frutta in media, ogni anno, circa 4,4 miliardi di euro e impiega 10.000 lavoratori fissi e almeno 25.000 stagionali. Le regioni più coinvolte sono l’Emilia Romagna e la Puglia, specialmente per quanto riguarda i pomodori da salsa. Nei giorni scorsi è iniziata la raccolta ma le prospettive non sono buone: i nostri pomodori sono a rischio.
Il pomodoro italiano deve fare i conti con tutta una serie di problemi che non era possibile prevedere e che è difficile gestire. Vediamo cosa sta succedendo a uno degli ortaggi più amati e consumati in tutto il mondo.
Grandini e alluvioni o temperature da record non hanno certamente giocato a favore della produzione dei pomodori: si stima che quest’anno non si raggiungeranno i 5,6 miliardi di chili nella raccolta. Nel Foggiano – dove si registra il 19% di tutta la produzione nazionale – le piogge eccessive e il successivo aumento delle temperature hanno fatto ritardare il trapianto.
Di conseguenza sia la qualità sia la quantità dei pomodori hanno subito un’impennata verso il basso. Ma ai danni climatici si aggiungono quelli derivanti dall’invasione dei pomodori cinesi nei nostri mercati. La Cina quest’anno ha superato l’Italia arrivando a produrre 7,3 miliardi di chili di pomodori. Le importazioni sono cresciute del 50%.
I pomodori cinesi costano meno mentre i nostri sono aumentati di prezzo per gli aumenti dei costi di produzione. Infatti l’aumento dei carburanti e della materia prima energetica ha fatto lievitare i costi del 30%. La cosa assurda è che, pur costando di più sia i pomodori sia i derivati, ai produttori i pomodori vengono pagati tra gli 11 e i 17 centesimi al chilo. L’aumento dei prezzi sugli scaffali non si è tradotto in maggiori profitti per chi coltiva.
Va da sé che la filiera potrebbe presto soccombere alla concorrenza cinese e, tra neanche troppo tempo, il nostro pomodoro italiano potrebbe sparire. C’è da sottolineare anche un problema etico: i pomodori cinesi arrivano per la maggior parte dalla regione dello Xinjiang dove la raccolta viene effettuata da prigionieri politici e dove vengono portate avanti da anni violazioni dei diritti umani denunciate anche dall’Onu.