Massimo della pena per l’ex fidanzato di Giulia. Una condanna arrivata al termine di un percorso breve dal punto di vista giudiziario, ma molto importante
Giustizia è stata fatta anche se Giulia non ritornerà più. Si possono riassumere così le parole di Gino Cecchettin subito dopo la condanna all’ergastolo di Filippo Turetta. Il papà della giovane ha ribadito la necessità di fare prevenzione per mettere la parola fine alla violenza di genere.
Parole molto dure e che arrivano al termine di un percorso sicuramente breve dal punto di vista giudiziario, ma comunque importante e che dà un messaggio molto importante. La giustizia italiana non ha nessuna intenzione di adottare una mano meno pesante su vicende simili e le sentenze nei confronti di Turetta e Impagnatiello rappresentano forse l’esempio più eclatante di questa nuova svolta.
Le tappe del processo a Turetta
Cinque udienze nel giro di un anno, ma le più importanti sono state sicuramente le ultime. La prima data da cerchiare in rosso in questo procedimento giudiziario è quella del 25 ottobre in cui Turetta racconta la sua verità. Frasi che smentiscono in parte quanto detto subito dopo il fermo e da qui la decisione della Procura di adottare il pugno duro nei suoi confronti.
Il procuratore in una delle ultime udienze ha detto di essersi sentito preso in giro dall’imputato e la richiesta è stata quella di ergastolo. Oggi, 3 dicembre, la tanto attesa sentenza della Corte d’Assise di Venezia. In molti si aspettavano il massimo della pena, ma nella difesa di Turetta c’era la speranza che le dichiarazioni rilasciate spontaneamente potessero magari portare ad una decisione differente. Naturalmente alla fine non è stato così e si è deciso di per una sentenza molto dura e che rappresenta, come spiegato prima, un messaggio molto importante.
La sentenza
Ergastolo per Turetta con le accuse di omicidio, sequestro di persona e occultamento del cadavere. Si è deciso di non inserire le aggravanti della crudeltà e dello stalking. I giudici in più hanno interdetto dai pubblici uffici l’imputato e ordinato un risarcimento di 500mila euro al padre della vittima. Gino Cecchettin aveva avanzato una richiesta di un indennizzo di oltre un milione di euro. Decisa anche la cifra da dare a tutte le parti civile nel processo contro l’imputato.
Nelle prossime settimane saranno pubblicate le motivazioni e la difesa di Turetta deciderà se ricorrere in secondo grado per ribaltare in parte la sentenza oppure no.