Il tema è stato al centro di un’interrogazione presentata nella seduta consiliare di ieri sera, martedì 23 maggio.
“La messa a terra comporterà una spesa di 3.700.00€ finanziata da Ruzzo Reti; fondi pubblici da investire nel miglioramento di una struttura che secondo la commissione tecnico-scientifica del Ministero dell’ambiente e la direttiva della Comunità Europea e dal PAI (Piano di assetto idrogeologico del fiume Tronto) è inequivocabilmente a grave rischio alluvione, quindi da delocalizzare”, si legge in una nota.
“Non si può scegliere, semplicemente il depuratore non può restare dove si trova ora. Torniamo a parlarne in questi giorni in cui abbiamo visto partire il cantiere, proprio mentre accadevano le tragedie dell’Emilia Romagna, che neanche questa volta serviranno come monito per chi governa.
Al momento ci sono grandi possibilità di finanziamento per le opere di messa in sicurezza di zone in dissesto idrogeologico, perciò risulta superficiale la scusa dei fondi da reperire, come anche le lungaggini di un progetto di delocalizzazione: sappiamo bene che opere come questa hanno bisogno di tempi tecnici(solo italiani), ma se non si fa partire un confronto e una progettazione, non si farà mai. Stessa cosa per il soprapasso (cavalcavia) che come abbiamo più volte ribadito, è un’opera necessaria per la sicurezza delle persone e la salvaguardia del territorio. Martinsicuro non ha vie di fuga, ne’ di soccorso in caso di alluvione”.
Consiglieri che hanno chiarito al consiglio di progettare argini in seconda fila, interrompere in autotutela i lavori di ampliamento, revocare la delibera e utilizzare i fondi per un nuovo depuratore o per potenziare quello di Alba Adriatica.