C’è un’inchiesta che spaventa l’Italia: è quella riguardante gli hacker. Il premier Meloni non ha escluso la preoccupazione per l’accaduto
Questa volta la Dda di Milano vuole vederci molto chiaro. L’inchiesta sui presunti furti di banche dati è ancora all’inizio e sono diversi i punti da chiarire. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’organizzazione, formata da consulenti informatici appartenenti alle forze dell’ordine e hacker, avrebbe prelevato migliaia di informazioni riservate a personaggi famosi. Tra i soggetti spiati Letizia Moratti, il presidente La Russa, il Capo dello Stato Mattarella e tanti altri.
Tra le persone finite nel mirino degli inquirenti (l’accusa è quella di concorso nei presunti accessi abusivi) ci sarebbero anche Leonardo Maria Del Vecchio e il finanziere Matteo Arpe. Per il momento da parte degli investigatori si preferisce mantenere il massimo riserbo su alcuni passaggi dell’inchiesta, ma quanto scritto dal pm negli atti lancia un allarme importante. Il gruppo, infatti, avrebbe contatti con mafia e servizi segreti, anche stranieri.
Si tratta di una indagine ancora agli inizi, ma che rischia di essere un vero e proprio terremoto. Secondo alcune intercettazioni pubblicate dal Corriere della Sera, Nunzio Calamucci, considerato il braccio destro di Carmine Gallo, ha ammesso di aver bucato il sistema del ministero dell’Interno per prendere questi dati.
Ma non è assolutamente finita qui. Sempre Calamucci in un altro colloquio con Gallo, risalente allo scorso gennaio, avrebbe confessato di avere a disposizione un hard disk con 800mila dati riservati. Il pm negli atti ha aggiunto che l’indagato “aveva una mole di dati da gestire di circa 15 terabyte“.
La vicenda ha immediatamente provocato una dura reazione della politica. “L’inchiesta dice che il dossieraggio su di me è cominciato alla fine del governo Draghi – ha sottolineato il premier Meloni, citata da Sky TG24 – mi auguro che la magistratura possa arrivare fino in fondo perché nessuno Stato di diritto può tollerare una cosa del genere“.
Il vicepremier Tajani ha parlato di una vicenda “inaccettabile” mentre il ministro Nordio ha ammesso al Corriere della Sera che ormai non siamo più al sicuro. Il titolare degli Interni Piantedosi, invece, ha immediatamente iniziato le verifiche sugli accessi per capire se realmente il sistema è stato bucato ed eventualmente capire come.
“Vicenda allarmante – ha aggiunto il procuratore antimafia Melillo – questa inchiesta consente di iniziare a unire qualche puntino e a capire come funziona un gigantesco mercato delle informazioni riservate. Naturalmente ci vuole prudenza nelle valutazioni. La procura di Milano ha deciso di proteggere le attività tecniche preferendo non compiere passi che avrebbero rivelato lo svolgimento dell’investigazione. Questo porta l’inchiesta ad essere ancora all’inizio“.