Un presunto traffico illecito di rifiuti in danno dell’ambiente nella discarica dell’Alto Bretta ad Ascoli Piceno, con profitti per 4,35 milioni di euro, che sarebbe stato in qual modo agevolato da un ‘sistema di favoritismi’, per trattare anche rifiuti speciali e pericolosi, che coinvolgerebbe a vario titolo alcuni esponenti politici, pubblici amministratori e appartenenti alle forze dell’ordine.
E’ il quadro di accuse, che dovranno poi essere dimostrate e suffragate in sede giudiziaria, sostenuto dalla Procura distrettuale antimafia di Ancona in un’inchiesta coordinata dal pm Paolo Gubinelli: la Dda, come anticipato oggi dal Corriere Adriatico, ha notificato l’avviso di chiusura indagini a 22 persone fisiche e a due società -Geta srl di Ancarano, gestore del sito, e RGL di Parma, in veste di intermediazione con clienti-.
L’indagine riguarda una serie di reati, contestati a vario titolo: corruzione per esercizio della funzione e di incaricato di pubblico servizio, associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, disastro ambientale, accesso abusivo a banca dati delle forze di polizia, favoreggiamento a rivelazione di segreto d’ufficio. Gli indagati potranno presentare memorie o chiedere di essere sentiti entro 20 giorni.
L’inchiesta sui rifiuti riguarda la gestione della discarica tra il 2013 e il 2020 e un presunto contesto di favoritismi tra il 2017 e il 2020, e contempla numerose intercettazioni telefoniche. Nel settembre 2020 il pm chiese misure cautelari (obbligo di dimora e sequestro dei beni) per alcuni degli indagati principali; un’istanza che venne respinta dal gip di Ancona Carlo Masini così come il successivo ricorso al Riesame: in entrambi i pronunciamenti era stata rilevata l’assenza di indizi di colpevolezza.