Attualmente il gruppo Selta (che ha tre sedi nello Stivale) occupa 258 dipendenti, 88 dei quali nello stabilimento della cittadina rivierasca.
Le preoccupazioni legate al futuro occupazionale di diversi dipendenti, sono manifestate in una nota diffusa, nelle ultime ore, da Marco Boccanera (Fim Cicl) e Mirco D’Ignazio (Fiom Cgil).
A causa della crisi del settore e di alcune scelte del recente passato (che poi si sarebbero rivelate errate), infatti, l’azienda da alcuni anni sta vivendo una fase di criticità, che poi hanno prodotto, nel maggio scorso, una dichiarazione di esubero di 80 dipendenti, 31 dei quali impiegati a Tortoreto.
L’esubero, almeno nell’immediato, è stato scongiurato all’esito di una pesante e faticosa trattativa sindacale che ha raggiunto l’obiettivo, con un accordo sottoscritto al Ministero del Lavoro, del ritiro dei licenziamenti e della concessione di un anno di cassa integrazione straordinaria con il criterio della rotazione tra i dipendenti coinvolti. Obiettivo raggiunto anche alla luce di sacrifici e rinunce operate in particolare dai lavoratori del sito di Tortoreto.
“I 12 mesi di cassa integrazione straordinaria”, si legge nella nota dei sindacati, “ oltre ad evitare i licenziamenti, avrebbero anche dovuto agevolare l’azienda nella di ricerca di un partner, industriale o commerciale, che con l’immissione di nuove risorse ne potesse consentire la continuità, messa altrimenti a forte rischio da una situazione complessiva fortemente compromessa.
Ad oggi, però, a quattro mesi dalla sottoscrizione dell’accordo, al di là delle dichiarazioni aziendali volte all’ottimismo, non si registrano sostanziali passi avanti ed anzi arrivano segnali che aumentano, di giorno in giorno, la preoccupazione delle maestranze. Preoccupazioni determinate anche da una gestione della cassa integrazione sulla quale si nutrono diverse riserve”.
Alla luce dell’attuale situazione, con tante nubi e poche certezze, che rischia poi di minare in maniera irrimediabile il futuro di una importante realtà produttiva del territorio, i sindacati chiedono anche alle istituzioni locali di interessarsi alla vicenda e di trovare, in maniera congiunta una via d’uscita.
“Qualora l’azienda non dovesse al più presto trovare una soluzione” scrivono ancora i sindacati, “ che ne garantisca tenuta e futuro, per il territorio provinciale di Teramo si tratterebbe dell’ennesima crisi aziendale che si andrebbe a risolvere con la perdita di posti lavoro, aumentando il già troppo grande esercito di donne e uomini senza occupazione”.