E’ ovvio che il percorso consiliare, che ha ascoltato alcuni dirigenti comunali, analizzando riscontri e numeri, corre parallelo all’inchiesta della magistratura, nella quale esistono 4 indagati. In ogni caso, durante i lavori della commissione (a breve è attesa anche la relazione finale del presidente Riccardo Straccialini) sarebbe emerso che uno dei due rivenditori finiti nell’inchiesta non deve nulla al Comune.
Anzi, sulla scorta della documentazione prodotta deve avere dalla municipalità oltre 2mila euro. E sotto questo aspetto si attende anche la definizione di un atto transattivo che chiuda tutto il percorso. Almeno sul piano contabile e amministrativo di uno dei rivenditori.
Poi c’è il filone giudiziario, con l’attesa legata a quelle che saranno le decisioni della magistratura in ordine al caso complessivo (dei soldi sugli incassi dei buoni pasto devono ancora rientrare nelle casse comunali, e la somma resta significativa) e nel caso in questione per il quale è emerso una chiara dimenticanza da parte del Comune, con i soldi finiti inizialmente in un contro corrente legato alla tariffa dei rifiuti.