Riceviamo e pubblichiamo una lettera da un cittadino con riflessioni sulla pandemia.
“Quella da Covid non è solo una pandemia che ci ha spinti a ridisegnare le nostre abitudini e il nostro stile di vita. È anche un mostro sottile che ci ha resi aridi e insensibili, pronti a considerare, egoisticamente, gli altri come un ‘problema’ e non come una risorsa. E in questo contesto, quel sistema sanitario di cui tanto ci vantiamo, più che essere vicino al cittadino si allontana. E per tanti operatori validi in prima linea a combattere il virus, ce n’è una stragrande maggioranza, quella d’elite, che si nasconde nei propri ambulatori, dietro a un valore numerico (precisamente 37,5) che fa da scudo tra il noi e loro.
E allora in questo contesto, in ogni parte del mondo, ci sarà una mamma, un papà e il loro bimbo che lottano contro una febbre, una tosse cavernosa e una spossatezza che spaventano, atterriscono, e creano ansia… Nessuno sa cosa abbia il piccolino, chiedono solo un parere a chi dovrebbe saperne più di loro. E niente, la risposta è sempre la solita, fredda e desolante: ”Con questi sintomi non lo visito’. E invece che il ‘prendersi cura’, prevale il ‘non posso prendermi cura”‘ partono i tamponi inutili e estenuanti, le attese di sapere cos’altro deve accadere, le telefonate alle quali non si riceve risposta, i messaggi non letti.Chi ha fatto queste regole? Chi ha detto ai medici di base o pediatri di starsi nei loro studi al caldo a non visitare i pazienti che, ora più che mai, hanno bisogno di sostegno? Chi, magari, non li ha tutelati per portarli ad assumere tali ferree posizioni? Non lo sappiamo.. Ma ricordiamoci che, nel 2021,non esiste solo il Covid. Esiste anche tutto ciò che maledettamente esisteva prima, e se non moriremo di Covid, moriremo di indifferenza e incuria”.