Unione degli Universitari – UDU TERAMO, Thesis – Scienze Politiche, PuntoCom, Saturno – Progetto Bioscienze, Prospettiva Studentesca tornano a sottolineare le mancanze a loro dire della Regione Abruzzo “nei confronti del diritto allo studio universitario”.
“Ricordiamo, infatti, che il 9 aprile, la nostra Regione ha stanziato per l’ADSU TERAMO la somma di 187.302,11 euro per la copertura delle borse di studio; si trattava di una cifra irrisoria dal momento che l’azienda teramana aveva comunicato un fabbisogno di 521.187,23 euro. Nonostante le nostre denunce e il dialogo intrapreso dagli amministratori dell’ADSU TERAMO con la Regione, quest’ultima ha continuato a mostrare il proprio disinteresse nei confronti degli studenti abruzzesi: il 28 aprile la Giunta regionale, piuttosto che deliberare lo stanziamento di ulteriori fondi, ha assunto una delibera di impegno politico con riguardo al reperimento dei fondi mancanti per la copertura di tutte le borse di studio. Questo irresponsabile atto politico ha costretto l’azienda teramana ad anticipare, in attesa dello stanziamento (ad oggi ancora non pervenuto), le somme necessarie facendo ricorso alla propria liquidità. Liquidità che ricordiamo essere finalizzata alla realizzazione di ulteriori servizi inerenti il Diritto allo Studio Universitario”.
E ancora: “Purtroppo il biasimevole atteggiamento dell’istituzione regionale non finisce qui: abbiamo infatti appreso con grande dispiacere dell’emendamento 186 al pdl 118/2020, presentato il 14 maggio da alcuni consiglieri della maggioranza, con cui si dispone lo stanziamento di un contributo economico della somma di 500 euro ‘agli studenti abruzzesi fuori sede non beneficiari alla data del 30 aprile 2020 di borse di studio o altre contribuzioni previste per le medesime finalità’. Tale emendamento esprime la volontà della maggioranza di elargire denaro a tutti gli studenti che non hanno ricevuto borse di studio e che presumibilmente, quindi, neanche le hanno richieste o per le quali non sono idonei. Nonostante ciò, però, appare paradossale che le borse di studio della stragrande maggioranza degli idonei degli atenei abruzzesi non siano state ancora coperte: in tal modo si avvantaggerebbe soprattutto gli studenti più agiati, a discapito di chi, anche prima dell’emergenza sanitaria, aveva acquisito un diritto, quello alla borsa di studio. Si tratta dunque di un contributo che verrebbe assegnato seguendo criteri di reddito sbagliati, che non tengono conto delle reali difficoltà economiche degli studenti appartenenti alle famiglie maggiormente colpite dall’emergenza coronavirus. Relativamente a ciò, appare peraltro assolutamente dubbio il riferimento agli “studenti abruzzesi fuori sede” contenuto nell’art. 3, comma 3, della suddetta proposta di legge, ancora prima che esso venisse emendato. Fra le possibili categorie di studenti a cui questa espressione potrebbe alludere, vi sono: sia gli studenti residenti in Abruzzo, che però studiano fuori regione; sia gli studenti fuori sede iscritti alle università abruzzesi, siano essi stessi abruzzesi o provenienti da altre regioni (molti anche nella nostra UniTe). Riteniamo che questi, laddove non abbiano diritto a sussidi analoghi nel loro territorio di provenienza, dovrebbero essere tutti ammessi ad una riparazione dello svantaggio economico subito, sempre che questo sia stato (come detto prima) reale e concreto”.
Gli studenti dunque chiedono: “che l’emendamento in questione venga ritirato, e con esso modificata l’intera disposizione. La sua approvazione rappresenterebbe di fatto uno schiaffo alla nostra Costituzione e al principio di uguaglianza sostanziale su cui si basa il diritto allo studio, riconosciuto e tutelato nel nostro Paese. Auspichiamo, invece, che l’impegno politico ed economico mostrato dalle forze di maggioranza che hanno sottoscritto il suddetto emendamento sia indirizzato altrove: non nei confronti degli studenti non beneficiari delle borse di studio, ma nei confronti degli studenti più bisognosi in generale, eventualmente tenendo in considerazione la contrazione del reddito subita nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, rispetto all’anno precedente. Con lo stesso auspicio, inoltre, ribadiamo nuovamente il forte “disagio alimentare” che ha colpito diversi studenti borsisti dell’Università degli Studi di Teramo. Ricordiamo, infatti, che tutti gli studenti beneficiari della borsa di studio oltre ad aver diritto ad una somma in denaro con cui far fronte alle diverse spese, godono di un trattamento economico (che in questo a.a. ammonta alla cifra di 804.84 euro), di fatto trattenuto dall’ente (il c.d. vitto), con cui possono accedere gratuitamente ai pasti serviti nella mensa universitaria. Naturalmente con la chiusura dell’Università e conseguentemente del servizio mensa, gli studenti non possono più accedere alle prestazioni alimentari a loro garantite dalla borsa di studio, subendone di conseguenza un grave danno economico. Chiediamo pertanto che sia disposta la liquidazione della quota vitto relativa a tutto il periodo di chiusura della mensa universitaria per l’emergenza Coronavirus, come previsto dal DPCM 9 aprile 2001 e dal Piano di indirizzo triennale per il diritto agli studi universitari della Regione Abruzzo in caso di non fruibilità del servizio. Un’operazione di tal genere richiede un ingente impegno economico (parliamo di una cifra che si aggira intorno ai 225.000 euro) che l’ADSU TERAMO non può sostenere senza un ulteriore stanziamento di fondi da parte della Regione Abruzzo ed è per questo che noi ci rivolgiamo all’istituzione regionale affinchè possa porre in essere un reale e concreto intervento a favore degli studenti abruzzesi”.