Il Collettivo Malelingue si schiera contro l’eventualità che il processo al ginecologo Francesco Ciarrocchi, rinviato a giudizio per violenza sessuale, si tenga a porte chiuse.
Sarà un nuovo collegio a stabilirlo dopo l’accoglimento della proposta qualche giorno fa su richiesta degli avvocati del medico, Guglielmo Marconi e Tommaso Navarra.
L’incompatibilità di un giudice, infatti, ha fatto slittare l’inizio del dibattimento e si dovrà comporre un nuovo collegio. “Abbiamo affrontato sin da subito questa vicenda, solidarizzando con la ragazza che, nonostante abbia trovato il coraggio di denunciare, si è trovata a subire una seconda colpevolizzazione dalla comunità che ha subito empatizzato con il presunto aggressore – hanno detto dal Collettivo Malellingue – In continuità con le lotte delle compagne che, già negli anni ’70, avevano riconosciuto l’importanza di un processo pubblico, oggi noi ci sentiamo di ribadirne il valore, e lo facciamo perché di fronte a questo tentativo di isolare nuovamente la vittima non possiamo restare a guardare in silenzio”.
E ancora: “Sappiamo benissimo che una donna che denuncia compie un profondo atto di coraggio e abbiamo visto che la risposta collettiva è stata la mistificazione, l’ingiuria, la totale mancanza di ascolto. Un processo a porte chiuse è l’ennesima dimostrazione che si ritiene più importante difendere la posizione dell’accusato, peraltro un noto uomo di potere, piuttosto che dare voce a chi, a prescindere da come andrà il processo, trova il coraggio di denunciare. È questa l’ennesima dimostrazione di un potere patriarcale che protegge se stesso e opprime la vittima ponendola in una posizione di isolamento e silenzio. Siamo stanchə di questa narrazione tossica della violenza, di questa cultura dello stupro che violenta ulteriormente”.