Presentato questa mattina da amministrazione, tecnici, TeAm e Mote il progetto del biodigestore che dovrà vedere la luce entro il 2026.
Finanziato con fondi PNRR (più di 28 milioni di euro), i lavori dovranno partire a breve.
A Carapollo, nel centro di raccolta e smistamento, al posto dell’ex inceneritore la Teramo Ambiente realizzerà un biodigestore per la produzione di biometano da frazioni organiche dei rifiuti urbani.
Un biodigestore è un impianto all’interno del quale avviene la ‘digestione’, in assenza di ossigeno (anaerobica), della parte organica dei rifiuti solidi urbani (umida e verde), attraverso l’azione di appositi batteri. Il prodotto finale di questo processo sono biogas e un residuo di ‘digestato’. L’impianto è compatibile con l’ambiente, con la ‘neutralità climatica’, coerente con la decarbonizzazione e l’economia circolare per la mobilità sostenibile
Dalla biodigestione si otterrà energia, si ridurranno le emissioni di CO2 e garantire il bio-combustibile per i veicoli pubblici, nonché alla flotta dei mezzi della Teramo Ambiente piuttosto del trasporto pubblico. La capacità dei biodigestore di Carapollo sarà di 35-40mila tonnellate all’anno di rifiuto organico della raccolta differenziata, ai quali possono essere aggiunti gli scarti dell’attività agricola.
A Carapollo l’impianto, contestualizzato nella zona circostante ed ecosostenibile, sorgerà al posto dell’ inceneritore realizzato oltre 40 anni fa e ‘spento’ da decenni, un ecomostro da archeologia industriale.
Gli scopi, tra gli altri, sono quelli di ridurre il costo di conferimento (trasporto) dei rifiuti solidi urbani ad altro impianto e di smaltimento per Teramo capoluogo e per i comuni della provincia, eliminando anche il traffico dei mezzi sulla strada (economia stimata per 35.000-40.000 t pari a 1,4 milioni di euro/anno), ridurre il costo della bolletta ed incrementare i posti di lavoro ‘green’ nel territorio provinciale.