Una cerimonia carica di emozione, quella che questa mattina al Quirinale ha visto Giovanni Paolone ricevere la medaglia d’onore per gli italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, nell’ultimo conflitto mondiale.
Nativo di Cermignano, residente in Contrada Castellaro di Penna Sant’Andrea, Giovanni Paolone fu, nel 1942, il quarto tra i sette fratelli a partire per il fronte, aggregato al 73° reggimento fanteria “Lombardia” a Trieste e successivamente distaccato al 52° reggimento fanteria, sul confine orientale (nella zona tra Divaccia, Fola, Sesana, Villa del Nevoso).
Dopo le vicende dell’8 settembre 1943, venne catturato dai tedeschi a Trieste e internato nello Stammlager II-D a Stargard, in Pomerania, in territorio polacco vicino alla città di Stettino.
Durante la sua prigionia, con il numero 101-306, fu costretto a lavorare duramente nei campi e nelle fabbriche. La sua prigionia terminò l’11 aprile 1945, quando le truppe americane aprirono i cancelli del lager nazista.
La medaglia ricevuta in Quirinale, segue quella commemorativa della Guerra di Liberazione ricevuta il 24 giugno scorso, giorno del compimento dei suoi 100 anni.
Nello stesso giorno, Giovanni Paolone, aveva ricevuto gli auguri della Senatrice Liliana Segre, dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano, del Comando Regionale, dell’Ambasciata Tedesca in Italia e dell’ANEI- Associazione Nazionale Ex Internati di Teramo.
Ad attendere Giovanni Paolone all’uscita del Quirinale, oltre ai familiari, vi era anche il sindaco Severino Serrani che ha commentato così questo importante riconoscimento: “In questo giorno, che dedichiamo alla memoria della Shoah, ma anche al ricordo delle sofferenze di tutte le vittime della guerra, la vita del nostro concittadino divenga al tempo stesso un esempio di quel dolore ma anche della resilienza, perché la forza con la quale seppe resistere alla prigionia, dimostri come le ragioni della verità e della pace siano sempre più forti della voce delle armi”.