Teramo. Si svolgerà mercoledi 23 maggio presso l’aula magna dell’Università di Teramo la cerimonia ufficiale del Miur in ricordo della strage di Capaci.
In Abruzzo organizzata dall’associazione Falcone e Borsellino e dal Premio Borsellino:
Nel compito ineludibile della testimonianza non c’è alcuno sforzo nel ricordare. Anzi, ciò che indichiamo come memoria in realtà si trasforma in una testimonianza perenne che diventa più viva man mano che passano gli anni. Dalle stragi di mafia sono trascorsi ben 26 anni .
L’attentato avvenne alle 17,56. La scena è di quelle che lasciano una firma mostruosa: 500 chili di esplosivo per disintegrare i nemici di Cosa Nostra. Non tutti i magistrati o tutti i rappresentanti dello Stato sono nemici di Cosa Nostra, ma solo quelli che hanno inferto duri e implacabili colpi alla mafia. Quelli che insomma sono andati oltre l’indagine ordinaria, si, proprio quelli che si sono accaniti contro i boss di Cosa Nostra scavando e cercando i collegamenti con quella politica sporca, con l’imprenditoria marcia.
I nemici da abbattere sono quelli che non si accontentano, che non si fanno fermare come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il cratere che testimonia la carica di odio è sotto gli occhi di tutti. La prima auto di scorta non c’è più, scavalco il guardrail e cammino per centinaia di metri: sotto i miei occhi e quelli della telecamera solo brandelli indescrivibili. Gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro non sono più. Mi sposto verso l’auto dove viaggiavano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, con l’autista giudiziario Giuseppe Costanza, sopravvissuto. Accanto le scarpe di Francesca Morvillo, sono lì ,adagiate sull’asfalto sventrato. L’auto di Falcone è rannicchiata su sé stessa, schiacciata, mutilata. Dietro, l’auto della scorta che chiudeva il corteo : gli agenti sopravvissuti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello.
L’unico che si ricorda della scorta sopravvissuta è Paolo Borsellino, è lui che va ad abbracciare i ragazzi sotto choc in ospedale. Queste sono le immagini che documentano tante sconfitte. Lo Stato con i piccoli mitra e una Cosa Nostra con centinaia di chili di esplosivo : una metafora che si ripete in tutte le stragi di mafia, in tutti , nei troppi omicidi. I servitori dello Stato con i sandali lasciati alle scarpe chiodate dei nemici.
Non c’erano elicotteri quel giorno ad accompagnare il corteo né auto bonifica. “Fu solo mafia?”, ripete in aula Oscar Luigi Scalfaro eletto subito Presidente in un’Italia sotto choc per l’inchiesta Mani Pulite e i continui avvisi di garanzia per corruzione inviati a molti politici. Ancora oggi non sappiamo se fu solo mafia: i processi sulle stragi anche su via D’Amelio sono pieni di interrogativi sulla presenza di elementi esterni a Cosa Nostra. Quanti nemici ebbe Giovanni Falcone? La storia è nota. Quanti ne ebbe Paolo Borsellino? Tanti, anche vicino a lui. Il 19 luglio 1992 dunque la stessa sorte tocca a Paolo Borsellino e alla sua scorta. Sipario.