Nei due incontri svoltisi in modalità on line organizzati da FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, Snals Confsal si è discusso con oltre 360 lavoratori delle problematiche legate all’emergenza in atto, alle modalità di svolgimento del lavoro imposte dal lockdown ma ancor più sulle criticità che caratterizzeranno la ripresa delle attività in presenza. Modi nuovi di lavorare che richiedono anche intese sindacali propedeutiche alle necessarie integrazioni della disciplina contrattuale, qualora si presentasse anche nel prossimo anno scolastico la necessità di ricorrervi.
Le assemblee telematiche hanno visto una grande partecipazione, tanto che l’elevato numero di contatti ha messo più volte a dura prova le piattaforme, affollando le aule virtuali allestite. Anche se in modalità a distanza, abbiamo promosso e reso possibile una vicinanza tra i lavoratori di cui tutti sentiamo quanto mai bisogno. Da questa emergenza si può uscire, oltre che con ingenti investimenti finanziari, solo rafforzando solidarietà e coesione, in questo senso il sindacato gioca un ruolo decisivo. Dagli interventi è emerso un forte e diffuso desiderio di ritorno alle attività in presenza, ma è imprescindibile che siano assicurati protocolli e procedure che garantiscano la tutela della salute e della sicurezza, a partire dal prossimo Esame di stato. Si tratta di una tutela che riguarda il personale, ma si estende in generale agli alunni e di riflesso alle loro famiglie.
Alle scuole occorrono risorse e organici adeguati per gestire una ripresa delle attività condizionata dall’obbligo di osservare misure ancora indispensabili di cosiddetto “distanziamento sociale”. Lavorare con gruppi più ristretti di alunni, assicurare l’assistenza e la sorveglianza necessarie, non si può certo fare a costo zero, servono più insegnanti e più personale ATA, interventi sull’edilizia scolastica e l’utilizzo di strutture che vanno individuate subito. Servono presìdi sanitari di supporto e prevenzione e serve stabilità del lavoro. Non è pensabile che una gestione complessa come quella che ci attende dal primo settembre, con tante regole e procedure da seguire scrupolosamente, si possa reggere senza avere personale stabilmente a disposizione. Ricordiamo che in provincia di Teramo il prossimo anno scolastico rischierà di aprirsi con oltre 650 precari tra docenti ed ATA.
C’è bisogno di stabilizzare il personale precario. Per ripartire in sicurezza a settembre sarà importante tenere presente la connessione tra i diversi settori (trasporti, servizi, mense, edilizia scolastica, etc), ragionare su modalità flessibili e inedite di organizzazione dei luoghi di lavoro, aprire spazi di riflessione sociale per approfondire le diverse tematiche costituendo gruppi territoriali di settore. Su questi temi la mobilitazione proseguirà per garantire agli studenti una scuola pubblica di qualità, volano per la crescita e per l’esercizio di diritti costituzionalmente riconosciuti.