L’episodio è avvenuto in località “Fiume” del comune di Rocca Santa Maria all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Al momento del controllo da parte dei militari della sorveglianza, l’uomo aveva già catturato ben 28 esemplari di gambero di fiume – Astropotamobius pallipes. Riposti all’interno di un secchio parzialmente riempito d’acqua, gli animali erano ancora vivi e, pertanto, in considerazione della vulnerabilità e pericolo di estinzione della specie, i Carabinieri Forestali intervenuti hanno provveduto all’immediato rilascio dei gamberi di fiume nel loro habitat.
“La condotta tenuta dall’uomo, denunciato per cattura di fauna selvatica in area protetta ai sensi della L. 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro Aree protette) e del D.P.R. 5/06/1995 (Misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga),” dichiara il Presidente del Parco, Tommaso Navarra, “assume maggiore gravità in quanto posta in essere ai danni di una specie minacciata ed in pericolo di estinzione tanto da essere tutelata da normative comunitarie – Direttiva 92/43/CEE “Habitat” – Conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche, in cui la specie è definita “specie ad elevata priorità di conservazione”, inclusa negli allegati II e V, con relativo Regolamento di attuazione – DPR 8 settembre 1997, n. 357”.
La specie è inoltre tutelata anche dalla LR. Abruzzo 7 settembre 1993, n. 50 – Primi Interventi per la difesa della biodiversità nella Regione Abruzzo: tutela della fauna cosiddetta minore e quindi, anche al di fuori delle aree protette, la pesca del gambero di fiume è vietata su tutto il territorio regionale.
“Un ringraziamento particolare”, conclude il Presidente Navarra, “non può che andare ai carabinieri forestali del Parco e alla Stazione di Rocca Santa Maria che hanno operato con estrema professionalità e fondamentale intuito investigativo sventando un danno significativo al patrimonio di biodiversità della nostra comunità identitaria”.