“Innanzitutto è doverosa una precisazione al Signor Ministro poiché, in questo passaggio, faccio principale riferimento ai soli Presidente della Regione Abruzzo Vicario, dott. Giovanni Lolli ed al suo Assessore alla Sanità, dott. Silvio Paolucci; mi scuserà per questo, ma è dovuto per meglio essere chiaro nell’indirizzo, nell’intendimento e nella titolarità costituzionale, nella speranza che Lei comprenderà”. Inizia così la lettera che Mario Marchese, già sindaco di Atri ed esponente del Comitato Difesa Ospedale Atri dal 2006; scrive alle Istituzioni interessate affinchè venga ripristinato il punto nascita all’Ospedale San Liberatore di Atri.
“Egregio Presidente vicario della Regione Abruzzo in considerazione del fatto che vi state interessando, sia come Amministrazione Regionale (ad interim), e sia come Partito PD, alla richiesta di una DEROGA sull’applicazione del DECRETO formulato ed espresso dall’allora vostro Presidente Luciano D’Alfonso, in qualità, di “Commissario ad Acta alla Sanità” per la Regione Abruzzo, ricorderà certamente il Decreto n°10 del 2015, con il quale si decideva di “sopprimere” ben n°4 Punti Nascita nella Regione, tra i quali quello del San Liberatore di Atri.
Tra i 4 quello del Nosocomio Atriano era quello che già raggiungeva ben 530 parti l’anno, nonché rispettava i 57 parametri allora previsti dalla Legge Fazio del 2010, voluti per identificare un Punto Nascita come SICURO, ed anche per evitare il ricorso eccessivo al Parto Cesareo che all’epoca in Italia stava assumendo dimensioni probabilmente esagerate. Nonostante tutto questo, dati alla mano, i parametri che lasciavano spazio ad una apertura in attività del Punto Nascita non erano certamente rispettati dagli altri 3 di cui al decreto, ma cosa ancor più sorprendente non erano rispettati da molti altri Punti Nascita lasciati in piedi ad operare e di questi ben 8 erano presenti in altri Ospedali della Regione Abruzzo. A questo punto estenderei la perplessità e la illiceità anche a moltissimi altri in Italia (si vedano le nascite medie dei vari Ospedali e si veda anche il “rapporto dell’AGENAS del 17-11-2016, che certificava che su 123 PN (Punti Nascita) che non rispecchiavano i 57 parametri previsti. Quello di ATRI non vi figurava, così come non figurava nel rapporto divulgato dalla SIN (Società Italiana di Neonatologia), nel quale rapporto, del 2013 e del 2014, sui punti Nascita, definiti delicati, da verificare, che erano 123, nemmeno qui quello di Atri figurava. Quindi… NON ERA da SOPPRIMERE… ed invece???.
Stando perciò alle indicazioni contenute nel Decreto e attenendosi ai parametri indicati, il Punto Nascita del S.Liberatore di Atri era quasi al massimo della sicurezza, sia per la mamma che per il bambino.
Purtroppo all’epoca la volontà politica soffocò ogni riluttanza, opposizione al provvedimento ed anche il tanto sbandierato pluralismo dell’informazione si uniformò al pensiero unico. Politicamente si volle così, e così si decise. Tant’è che si soppresse, ingiustamente ed ingiustificatamente quello di Atri, nonostante tutto; contro due MANIFESTAZIONI pubbliche fatte nelle Piazze, e la raccolta di oltre 26 mila firme portate ugualmente all’attenzione delle varie Istituzioni, compreso il Ministero della Salute che sistematicamente hanno accantonato la volontà popolare soffocando così la voce di migliaia di cittadini senza neppure dare una spiegazione, una motivazione per un atto così contro la stessa normativa posta in essere.
Intanto è bene sapere che il Comitato si è battuto per NON far sopprimere il Punto Nascita in essere ed ha ritenuto di far rilevare anche che c’è stata una fondata inadempienza rispetto alle indicazioni contenute nel Decreto del Commissario di allora. Tale inadempienza o contravvenzione si manifestava (in positivo) anche verso quello esistente nell’Ospedale di Sulmona, dato che con appena 250 parti circa l’anno, rimaneva incomprensibilmente aperto e (sempre stando al rispetto dei 57 parametri individuati) con notevoli rischi per la sicurezza di mamme e neonati, disattendendo così palesemente un Decreto esecutivo di un Commissario ad Acta, oltre che Presidente della Regione Abruzzo, e le relative disposizioni legislative regionali e nazionali.
E considerato che il PN di Sulmona non è stato chiuso, “ha tirato a campare”, senza che nessuno dicesse nulla, in barba al Decreto di cui sopra. Direi anche a questo punto per volontà “divine” ovvero “politiche”.
Quindi VERIFICATO de facto che c’è stata una disposizione NON coerente, con quel Decreto di D’Alfonso Presidente e Commissario ad Acta, ossia che è stato “disatteso” da parte della stessa Regione Abruzzo e dall’ASL di competenza, di cui fa parte il Presidio ospedaliero di Sulmona, e VISTO che, sia la Regione Abruzzo, con un PD predominante, oltre che l’Assessore Paolucci ed il neonato Presidente Vicario, oggi si stanno letteralmente “stracciando le vesti” per salvare quel Punto Nascita di Sulmona, a maggior ragione auspichiamo che la stessa battaglia venga fatta per gli altri 3 PN chiusi, in particolare per quello di Atri che ne aveva tutti i diritti poiché perfettamente in regola con le indicazioni date dalla stessa maggioranza regionale e dalla Legge.
Pertanto considerata questa nuova volontà politica dei predetti, di rimettere tutto in discussione, probabilmente avendo capito di aver commesso un grossolano quanto illecito errore, si RINNOVA, da parte di questo On. COMITATO, sia alla Regione Abruzzo, nella figura del Presidente Vicario e nella figura dell’Assessore alla Sanità Silvio Paolucci e relativa Giunta, oltre che all’attenzione dell’On. Signor Ministro, Dott.ssa Giulia GRILLO, la volontà di poter far ripristinare il Punto Nascita di ATRI, che pur soppresso allora, ha le strutture tuttora disponibili per espletare le sue funzioni in garanzia dei 57 parametri di sicurezza previsti dal Decreto Fazio per i Punti Nascita. Oggi possiamo dire che infatti il PN di Atri non mancando nessuno di questi presupposti, era garante anche in maniera superiore rispetto ad altri punti nascita lasciati aperti da parte di Regione Abruzzo della sicurezza neonatale e della mamma. Oltre questo, era tra i pochi, che statisticamente, superava i parametri di sicurezza per evitare i parti cesarei e per la bassa percentuale di nati morti (0%) sui parti eseguiti nell’ultimo ventennio, che lo poneva al di sotto della media Regionale e Nazionale di molti punti in percentuale; ciò che non poteva essere rilevato o vantato da altri nosocomi interessati rimasti in essere o comunque soppressi.
E questa volta veniamo finalmente a Lei, Egregio Signor Ministro, che legge per conoscenza la presente. L’allora Suo predecessore, l’On. Beatrice Lorenzin, non pose come condizione nessun parametro, ma si attenne alla volontà delle Regioni in merito a questa riorganizzazione dei Punti Nascita. Una riorganizzazione che fu pianificata in maniera totalmente inefficiente dall’Assessore Paolucci e dalla Presidenza D’Alfonso, che decisero di sopprimere i tre PN ed in totale e palese contrasto alle disposizioni vigenti di sopprimere, ingiustamente ed ingiustificatamente anche quello di Atri.
Oggi, è tempo di rimediare! E’ tempo di rivedere, se è possibile l’errore deliberando, di nuovo, e ritornando sulla decisione “scelleratamente” presa allora, per un suo IMMEDIATO RIPRISTINO, riconfigurando un NUOVO PIANO OSPEDALIERO REGIONALE, riconsegnando ad Atri quello che ingiustamente le è stato tolto nel 2015, nonostante, ripeto, due Manifestazioni territoriali e della posizione politica espressa da Consigli Comunali di 18 Comuni di un’Area Vasta (che abbraccia quasi 170 mila abitanti che in Estate raggiunge e supera il milione), oltre che una raccolta di ben oltre 26 mila firme, che è stata portata alle diverse Istituzioni interessate, compreso al Ministero della Sanità a Roma, all’attenzione dell’allora Ministro on. B. Lorenzin.
Quindi anche l’Assessore Paolucci, che tanto oggi si preoccupa degli Ospedali abruzzesi (o solo di Sulmona?) e di come, in questi quasi 5 anni sono stati ridotti, Atri compresa e soprattutto, può rivedere il suo percorso facendo ammenda del grossolano errore.
C’è sempre tempo per tornare indietro, Egregio Assessore, Egregio signor Ministro.
E se dovesse esserci per Sulmona l’opportunità, allora, ripeto, deve esserci anche per ATRI, che di certo e di sicuro oltre alla sicurezza rappresentava un naturale valvola di sfogo per lo stesso reparto degli Ospedali di Pescara e Chieti, i quali, subito dopo la chiusura del PN di Atri hanno visto impennarsi i ricoveri per le natalità, con conseguenti ulteriori difficoltà operative, per non dire altro.
E’ sufficiente approvare una delibera di Giunta Regionale che vada ad imporre al Direttore Generale di riferimento dell’ASL di Teramo, dott. Roberto FAGNANO, di ripristinare la situazione “quo ante” al 2015.
Uno dei vantaggi sarebbe di certo un minore intasamento dei Punti Nascita di Chieti e Pescara, che stanno soffrendo molto, mettendo a rischio anche la sicurezza, dato che i parti non vengono eseguiti più ad Atri, Penne e Ortona (che non incidono affatto in una statistica positiva verso Sulmona, ma verso Chieti e Pescara, o verso Teramo e S. Omero, statistiche alla mano).
A questo fanno da corollario e sono allegati alla presente, senza timore di smentita anche la Risoluzione approvata in Consiglio Regionale presentato dal Gruppo del M5S Abruzzo e votato dall’Assemblea Consiliare della Regione Abruzzo. Poi successivamente sono state rimesse in discussione dalla stessa maggioranza contraddicendo se stessa per far si che non fosse approvato quel che il M5S era riuscito a far accettare al fine di NON far sopprimere il Punto Nascita di Atri. Per giusta completezza di informazione Signor Ministro On. Giulia GRILLO, quello di Atri è un Ospedale, tra i più importanti della Regione, ma che scellerate decisioni e volontà politiche di cui sopra e precedenti, ne hanno compromesso molte funzioni importanti (gestione presidenza Del Turco, poi Chiodi e peggio di tutte D’Alfonso), qualità dicevo, già riconosciute a livello Regionale e Nazionale, quando era soprattutto in AUTONOMIA funzionale e gestionale come ULSS, con bilanci in ordine, e servizi di eccellenza in attività che altri ospedali, allora Provinciali, nemmeno avevano”