Teramo. Sono trascorsi esattamente due anni dalla grande manifestazione per l’acqua trasparente che l’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso – promosso dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d’Italia, FIAB, CAI e Italia Nostra – organizzò l’11 novembre del 2017.
“Fu una delle più grandi manifestazioni mai fatte a Teramo con circa 3.500 partecipanti e l’adesione della Provincia di Teramo, dell’Assemblea dei Sindaci dei Comuni della provincia di Teramo e di decine e decine di associazioni, comitati, sindacati e forze politiche che attraversarono in modo pacifico e colorato il centro cittadino dai Tigli fino a piazza Sant’Anna”, ricorda l’Osservatorio.
“Dal palco e durante il corteo furono ribadite le richieste dell’Osservatorio e della comunità abruzzese:
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- Sicurezza per l’acqua. L’interferenza tra acquifero/autostrada/laboratori è un potenziale pericolo per oltre 700.000 abruzzesi che bevono l’acqua del Gran Sasso, per l’ambiente, ma anche per l’economia di questo territorio. Sono anni che questa situazione è conosciuta, ma ancora non si sono fatte le scelte necessarie per risolverla.
- Azzeramento del rischio. Una volta individuata, la soluzione definitiva per la messa in sicurezza richiederà tempo per essere attuata. Nel frattempo va azzerato il rischio di incidente. Vanno aumentate la qualità e la quantità dei controlli, ma soprattutto, non si può continuare a mantenere il carico di materiale pericoloso, fatto transitare, immagazzinato e utilizzato sotto il Gran Sasso.
- Trasparenza e partecipazione. I cittadini vogliono essere partecipi del processo decisionale. Vogliono essere informati in maniera tempestiva e non vogliono subire le scelte di altri. Tutta la vicenda dell’acqua del Gran Sasso è stata caratterizzata dalla mancanza di informazione e partecipazione. È stato negato all’Osservatorio di partecipare come uditore al tavolo regionale per la gestione della problematica dell’acqua del Gran Sasso.
Rispetto a queste richieste, cosa è stato fatto di concreto in questi due anni? Poco o nulla, purtroppo. Non un solo metro quadro dei Laboratori o delle gallerie autostradali è stato messo in sicurezza. Il Comitato creato dalla Regione per individuare gli interventi necessari ha messo a punto un programma, ma quanto previsto non è stato neppure progettato. È stata dichiarata una nuova emergenza (emergenza ventennale!), ma da luglio ancora non è stato nominato il commissario straordinario che dovrebbe gestire la messa in sicurezza dell’acquifero. Su partecipazione e informazione non è stato fatto nessun passo avanti e ancora una volta la società civile non è stata concretamente coinvolta. Lo stesso processo davanti al Tribunale di Teramo per l’incidente del maggio 2017 a distanza di più di due anni e mezzo ancora non è effettivamente partito. La politica locale, regionale e nazionale sembra essersi completamente dimenticata della questione. Le Associazioni che compongono l’Osservatorio continuano a essere presenti in tutte le sedi dove è possibile far sentire la propria voce in difesa dell’acqua e della partecipazione. Ma viene realmente da chiedersi cos’altro si può fare di fronte a questo muro di gomma”.