Gli agenti, investiti dell’incarico di svolgere la perquisizione ordinaria dall’ispettore, responsabile della sorveglianza interna, nonostante all’apparenza la cella fosse impeccabile, hanno rinvenuto un microcellulare e un carica batterie rudimentale ben occultati all’interno di una scatola elettrica da incasso ormai in disuso da tempo.
Così commenta la segretaria provinciale del SINAPPE, uno dei sindacati più rappresentativi del corpo di Polizia Penitenziaria: “La piaga dei microcellulari infesta le carceri da anni, date le nuove tecnologie, questi diventano sempre più piccoli e facili da nascondere. L’impossibilità poi di effettuare perquisizioni personali su chiunque entri in istituto, in particolare su chi viene a colloquio coi detenuti, rende il tutto ancor più complicato. La Polizia Penitenziaria deve combattere quotidianamente contro le contraddizioni del sistema carcerario italiano il quale mostra le proprie falle quotidianamente e ce ne possiamo accorgere dalla cronaca nazionale. Speriamo se ne accorga il nuovo capo del DAP nominato proprio l’altro ieri, speriamo in un taglio netto col recente passato per tornare ad una visione che ponga l’area sicurezza al centro del sistema penitenziario. Ci congratuliamo con i Poliziotti per il rinvenimento, frutto della loro esperienza e della notevole capacità operativa dimostrata in molte occasioni”.