Ora la Veco di Martinsicuro, in procedura fallimentare, e chiusa da oltre un anno, sembra essere finita in un limbo. Silenzio quasi assoluto. I 50 dipendenti sono a casa, in cassa integrazione per un anno, ma questo aspetto sembra essere l’anticamera del licenziamento. All’orizzonte non si sono materializzati dei compratori, a fronte di un sito produttivo che nonostante gli incidenti di percorso, ha un’autorizzazione regionale fino al 2026.
E senza un segnale, che deve arrivare dalle istituzioni, tutto sembra destinato a non avere un futuro. Dall’azienda, ai lavoratori, non coinvolti in questi mesi in nessun processo di formazione utile anche per eventuali sbocchi occupazionali.
Per tornare ad accendere nuovamente i riflettori su una delle tante vertenze che connotano il settore produttivo della Val Vibrata, questa mattina i segretari provinciali di Fim e Fiom (Marco Boccanera e Mirco D’Ignazio) assieme alle maestranze hanno dato vita ad un sit-in dinanzi allo stabilimento di via Roma. “Serve un segnale, un passo in avanti da parte della politica”, commenta Mirco D’Ignazio della Fiom Cgil. “Questa era un’azienda con delle commesse e con impianti rimessi a norma prima dello stop”.
E uno dei nodi è questo. La fonderia ferma rischia di restare una sorta di cattedrale nel deserto con il nodo di una successiva bonifica del sito.