Un anno fa la tragedia dell’Eliana, il piccolo peschereccio di 14 metri affondato a circa 2 miglia e 8 al largo di Giulianova durante la manovra di rientro.
Persero la vita il comandante e armatore Elia Artone di 65 anni e il marinaio Carlo Mazzi di 54 anni. A distanza di un anno, il peschereccio giace ancora in fondo al mare, nello specchio d’acqua dell’impianto di mitilicoltura che si trova quasi dinanzi all’imboccatura del porto di Giulianova, a meno di tre miglia. Lo scafo è ad una profondità di circa 12 metri e per oltre metà è ricoperto dal fango.
Difficile pensare che possa ancora essere recuperato. Ci avevano provato un anno fa, dopo l’individuazione del peschereccio da parte dei proprietari della cozzara, i vigili del fuoco del gruppo sommozzatori di Teramo. Ma senza esito. La marineria giuliese provò anche ad avviare una raccolta fondi per finanziare un pontone in grado di poter riportare in superficie il peschereccio.
Ma i 45mila euro necessari per le operazioni non sono stati mai trovati. Resta ancora aperta l’inchiesta della Procura teramana per capire cosa accadde alle 13,40 circa di quel 25 luglio del 2017. Ci sono elementi che però non lasciano dubbi, come ad esempio una serie di concause che determinarono il naufragio. La tromba marina che all’improvviso sorprese il piccolo peschereccio durante le manovre di recupero della rete a strascico, il mare che si innalzò con onde anche di 6 metri, il sacco della rete che probabilmente finì in uno dei blocchi di cemento che tengono ferme le cime e le boe dell’impianto di allevamento di cozze.
Durante le ispezioni dei vigili del fuoco subacquei, fu accertato che le reti erano ancora in tiro. Elia Artone e Carlo Mazzi provarono a recuperarle ma qualcosa andò storto. L’affondamento dell’Eliana avvenne in un attimo e i corpi dei due sfortunati marittimi vennero recuperati dopo circa 2 ore e mezza dalla tragedia. L’autopsia accertò che morirono entrambi annegati.