Io stesso, nel 2019, raccogliendo il grido di dolore della polizia penitenziaria, mi ero assunto l’onere di scrivere all’allora Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, chiedendo l’adozione di misure concrete come quella di tener conto, in concomitanza con lo svolgimento di corsi nazionali per la formazione di nuovi agenti di polizia penitenziaria e nella successiva assegnazione del personale, della percentuale di carenza di ogni singolo istituto. Questo con l’obiettivo di privilegiare in primis quelli con maggiore sofferenza, come l’istituto teramano. Ad oggi, però, queste sollecitazioni non hanno trovato adeguato riscontro.
Una situazione che non siamo più disposti a tollerare. Perché il nostro territorio, la nostra comunità, i nostri presidi istituzionali, il nostro istituto penitenziario, non possono e non devono essere relegati in secondo piano rispetto ad altre realtà. Al contrario, anche a fronte delle difficoltà che con estrema resilienza abbiamo affrontato in questi anni, caratterizzati da un susseguirsi di catastrofi naturali e, non da ultimo, dagli effetti negativi della pandemia, questo territorio merita un’attenzione particolare. Attenzione che deve riguardare in particolare quella che si configura come una vera e propria “Cittadella del diritto”. Teramo città capoluogo ha infatti sul proprio territorio il Tribunale, la Facoltà di Giurisprudenza d’Abruzzo, un Ateneo che del diritto ha fatto la propria vocazione istituendo anche una Scuola di Giustizia e Legalità, e non ultimo il carcere, da sempre penalizzato rispetto ad altri istituti. Presidi che vanno tutelati.
Nel nostro penitenziario, purtroppo, la situazione peggiora di giorno in giorno. Le aggressioni ai danni degli agenti, i tentativi di suicidio da parte dei detenuti – questi ultimi sventati solo grazie alla professionalità e alla prontezza del personale di polizia penitenziaria – la rabbia per un sovraffollamento che non permette al nostro carcere di rispondere a quella funzione riabilitativa che gli viene assegnata dalla Costituzione, creano una situazione di negazione del rispetto della dignità umana sia per quanto riguarda i detenuti sia per quanto riguarda il personale.
Per rendersi conto della situazione basta guardare i dati. Come illustrato dalle segreterie regionali dei sindacati di polizia penitenziaria (Sappe, Osap, Uil PA/PP, Uspp, Fns Cisl e Fp Cgil), attualmente il carcere di Castrogno a fronte di una capienza regolamentare di 255 detenuti ne ospita ben 422, di cui 200 con disturbi psichiatrici, suddivisi all’interno dei cinque circuiti penitenziari che convivono all’interno del carcere e totalmente incompatibili tra di loro: media sicurezza, alta sicurezza, sezione femminile, sezione protetti e sezione sex offenders.
Una situazione insostenibile, ancor di più se si considerano tutti i servizi istituzionali in capo alla polizia penitenziaria, che prevede anche le traduzioni dei detenuti. A Teramo sono nel 2022 ne sono state effettuate 1209, con una media di circa 100 al mese. E questo a fronte di una cronica carenza di personale. Attualmente nonostante le 216 unità previste ne sono in servizio 167, di cui 164 come forza operativa. Solo da pianta organica, mancherebbero 52 unità, nonostante uno studio del Dap del 2019 individuava in ben 291 le unità realmente necessarie. Nel 2013, inoltre, andranno in pensione altri dieci unità.
Il risultato di questa situazione è l’aumento delle situazioni di tensione all’interno del carcere tra i detenuti e l’impossibilità, per gli agenti di polizia penitenziaria, di svolgere con serenità il proprio lavoro. Oltre ad essere costretti a turni di servizio di 9 e 12 ore continuative, ognuno di loro registra un numero altissimo di ore di straordinario e una media di 2,5 anni di ferie residue.
Per questo, facendo nostro il grido di dolore che arriva dal personale in forza al carcere di Teramo, come Sindaco di Teramo Le chiedo interventi urgenti volti a garantire un numero adeguato di unità di personale, la redistribuzione dei detenuti in altri istituti al fine di evitare il sovraffollamento, un intervento sulla Asl e sulla Regione per il potenziamento del servizio di medicina penitenziaria e in particolare del servizio di psichiatria. Ma non solo. Perché essenziale è anche il potenziamento del numero di psicologi impegnati nell’area trattamentale, il cui lavoro è essenziale nel percorso di recupero dei detenuti. Attualmente ne sono in servizio solo tre, che svolgono attività per una cinquantina di ore a testa al mese. Un numero assolutamente insufficiente per garantire lo svolgimento di progetti volti al futuro reinserimento sociale dei detenuti. Manca, inoltre, una figura come quella del mediatore culturale, essenziale a fronte dell’alto numero di stranieri presenti all’interno del nostro istituto penitenziario.
Per renderVi conto della situazione in cui versa il carcere di Teramo, La invito ad effettuare un’ispezione, in tempi brevi, insieme a tutti i Parlamentari abruzzesi, per constatare di persona la necessità di assumere provvedimenti urgenti.
Confidando nella Sua profonda sensibilità istituzionale, e nella consapevolezza che una società democratica non può prescindere da un’effettiva rieducazione sociale dei detenuti, il territorio attende un riscontro effettivo e urgente a queste problematiche.
La saluto cordialmente
Il sindaco
Gianguido D’Alberto