La Rsu dell’azienda che opera nel polo del carbonio, con l’assistenza delle Organizzazioni Sindacali territoriali, è riuscita a trovare un accordo con la proprietà per la corresponsione, entro fine anno, delle competenze arretrate. L’accordo è stato poi discusso e approvato dall’assemblea dei lavoratori.
“Ora starà all’azienda rispettare quanto sottoscritto e far partire il piano di consolidamento e rilancio del sito produttivo annunciato in questi mesi. Un rilancio che, oltre a garantire i 150 lavoratori, deve essere una sfida per il territorio: non può sfuggire, infatti, che l’ATR, negli anni, ha rappresentato un’eccellenza industriale ed occupazionale e che, se davvero si vuole rilanciare l’economia locale, si deve puntare su aziende ad alto potenziale di crescita e sviluppo tecnologico”, si legge in una nota congiunta di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm Uil.
La vertenza ATR che, seppur con difficoltà, ha trovato una sua definizione, continua però a testimoniare l’assenza, in queste partite fondamentali, delle Istituzioni locali.
A mancare, oltre alla presenza, è l’idea di una prospettiva e, forse, anche il senso delle istituzioni stesse: la vicinanza ai lavoratori, ai loro problemi ed alle loro difficoltà, non si dimostra facendo inutili e quasi provocatorie passerelle in fabbrica a problema concluso. La vicinanza le Istituzioni devono dimostrarla quotidianamente, quando il problema va affrontato sul serio, assumendosi responsabilità ed impegni e “mettendoci la faccia”.
Va compreso che, in ogni vertenza, non si giocano partite a favore o contro qualcuno, tantomeno si giocano partite politiche, anzi, non si gioca proprio: perché il lavoro non è materia su cui giocare, su cui costruire carriere politiche o consenso elettorale.
L’occupazione, i posti di lavoro, l’economia del territorio, sono i temi del presente e del futuro, sono i temi che devono occupare le agende della politica locale che si deve far carico di risolvere i problemi, non dimenticando che Istituzioni presenti, capaci e competenti, sono senz’altro utili a lavoratrici e lavoratori, ma sono anche utili ad attrarre quegli investimenti di cui provincia di Teramo e regione Abruzzo hanno un enorme bisogno.
Scegliere, come fatto in questi mesi dagli assessorati regionali competenti, di non ascoltare le parti sociali, rischia di rivelarsi una scelta dannosa per tutti: lavoratori ed aziende”.