Colonnella. La sciopero indetto per la giornata di domani all’Atr di Colonnella è stato revocato, dopo la decisione da parte dell’assemblea dei lavoratori, di accettare la proposta della proprietà.
Ma sul tavolo restano alcune questioni che le organizzazioni sindacali (Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil) tengono a ribadire. A partire dal macanto pagamento della tredicesima mensilità per una parte della maestranze.
“Chiediamo”, si legge in una nota diffusa in serata, “che l’azienda dia immediatamente seguito all’impegno dichiarato nell’incontro tenutosi nella giornata odierna, pagando subito quanto dovuto a tutti i lavoratori. Tale inaccettabile accadimento, inoltre, deve assolutamente rimanere un fatto isolato ed irrepetibile a prescindere da quelle che siano state le cause che, in nessun modo, possono giustificare un fatto di questa natura e gravità”.
La decisione della maggioranza dei lavoratori di aderire alla proposta della proprietà, ossia quello di accettare il pagamento dilazionato della mensilità di luglio, che poi ha generato la revoca dello sciopero, però non fa passare in secondo piano lo stato di agitazione del personale, fino a quando non saranno versate tutte le spettanze e chiarito il futuro aziendale.
“Sono ancora troppe, infatti, le partite che devono essere chiuse dalla nuova proprietà”, scrivono le organizzazioni sindacali, “insediatasi ormai da qualche mese, rispetto alle quali non si riesce ad avere certezze. Una di queste è senz’altro il pagamento dei debiti, pari a circa 2,3 milioni di euro, nei confronti della curatela fallimentare che l’ATR da tempo si impegna a saldare ma poi puntualmente posticipa.
Si tratta di una spada di Damocle che continua a pendere sulla testa di un’azienda che se non inizia davvero a rispettare gli impegni presi, non può acquisire quella credibilità necessaria per il rilancio da tempo annunciato ma di cui ancora non si vedono effetti. Ed in tal senso, non essere riusciti a mantenere gli impegni riguardo il pagamento degli stipendi arretrati, che in una prima fase era stato garantito sarebbero stati saldati a settembre, poi entro dicembre 2019 mentre oggi si è arrivati ad aprile 2020, è una delle ragioni che inducono le organizzazioni sindacali ad avere un atteggiamento, quanto meno, prudente rispetto ai tanti proclami che si sono sentiti fino ad oggi”.