Stamattina i volontari di una pubblica assistenza, “Lupi Del Gran Sasso” di Colonnella, che si occupa di ricerca e soccorso dispersi con l’ausilio di unità cinofile, hanno trovato una spiacevole sorpresa: quando uno dei volontari si è infatti recato al campo di addestramento per il giro di perlustrazione e controllo, si è accorto che qualcuno ha tagliato la rete al campo ed ha rubato quello che era rimasto da un altro furto perpetrato tre mesi fa, quando portarono via quasi 1500 euro di materiale per addestrare i cani da soccorso.
Questo lo sfogo del presidente Raffaella Giusto: “Questa storia purtroppo è cominciata quando l’area per la quale pagavamo un affitto mensile interamente a carico dei volontari, ha cambiato temporaneamente la custodia. Da quel momento sono cominciati i problemi, i furti, la rimozione di transenne messe al varco dell’area privata (all’inizio solo spostate, in seguito lanciate in un fosso per evitare che venissero riposizionate), i tagli delle catene nelle strade di accesso. Quello che voglio dire è che noi siamo Volontari di Protezione Civile, che come tutti sanno non abbiamo nessuna fonte di sostentamento se non il nostro impegno economico e la nostra grande passione per la cinofilia da soccorso. Credo che non tutti abbiano capito che la nostra attività in quel campo è senza scopo di lucro e tutto quello che facciamo è a disposizione della nostra comunità. Sono davvero arrabbiata, arrabbiata con chi non ha capito la funzione del gruppo che in questi 4 anni ho guidato con tanto amore. Ma volevo anche dire una cosa…faremo fatica a ricomprare il materiale rubato, chissà magari troveremo un’anima pia che ci darà una mano, ma noi non ci fermeremo davanti a nulla, perché la nostra passione è più grande della meschinità dell’uomo che tre mesi fa e stanotte ha pensato di ferirci”.
La Pubblica Assistenza “Lupi Del Gran Sasso” ha partecipato a diverse ricerche sul territorio sia in ambito provinciale che in ambito regionale, lavorando sempre in sordina perché lo scopo principale del gruppo è aiutare.
Testo e foto di Andrea Iommarini