“Il piccolo borgo di Castelli, paesino con poco più di mille anime della Provincia di Teramo, ha quest’anno ricevuto il grandissimo onore di esporre il suo Presepe Monumentale in piazza San Pietro in Vaticano. Il presepe in questione è un’opera realizzata da studenti e docenti del locale Liceo Artistico tra il 1965 ed il 1975 e si propone come una rilettura in chiave contemporanea del più classico dei simboli della cristianità. Certamente si tratta di un’opera innovativa ed originale, ma dal profondo significato metaforico”. A dirlo il sindaco di Castelli, Rinaldo Seca.
“Purtroppo l’esposizione del Presepe, forse non adeguatamente accompagnata da una spiegazione del suo messaggio artistico, ha scatenato opinioni discordanti: taluni lo hanno acclamato come capolavoro artistico, altri come non adeguato al contesto. In queste occasioni, si sa, il clamore dei pochi oppositori è ben maggiore di quello dei ben più numerosi sostenitori. Siamo anche consapevoli che la grandezza di questa opera risieda proprio nella sua capacità di essere dirompente e di creare una frattura con la tradizione, come solo le grandi opere che hanno segnato la storia sono in grado di fare. Tuttavia ci siamo trovati a fronteggiare una situazione complessa che rischia di compromettere una tradizione ceramica, quella castellana, che annovera glorie e successi da ben oltre cinque secoli. Castelli, infatti, è una delle capitali mondiali della maiolica, un borgo bellissimo, appartenente al club de “I borghi più belli d’Italia”, che può vantare capolavori esposti in tutti i principali musei del mondo (British, Louvre, Hermitage, Metropolitan, per citarne solo alcuni tra i più altisonanti)”.
E ancora: “Riteniamo che la sgarbatezza di chi non ha apprezzato o non ha compreso un’opera riconosciuta da tantissimi critici come capolavoro artistico non possa e non debba danneggiare una tradizione consolidata. Inoltre viviamo questa straordinaria iniziativa come un’occasione di rinascita dopo un decennio segnato drammaticamente da terremoti e catastrofi naturali, e non possiamo permettere che il messaggio rappresentato dal nostro Presepe venga distorto”.