Benefattrice teramana costretta a rivolgersi fuori regione per compiere una buona opera

A prima vista può sembrare una storia incredibile (e forse lo è), ma è successa realmente: una benefattrice di Teramo ha ceduto 200 ettari di terreno… nelle Marche. Il motivo? L’Abruzzo, almeno nella sua provincia di riferimento, non era interessata.

A spiegarlo è il procuratore della donna, Leonardo D’Ippolito, che ricorda come la benefattrice inizialmente avesse tutta l’intenzione di cedere il terreno nella sua terra d’adozione. Tuttavia, le istituzioni non avrebbero manifestato alcun interesse, con la conseguenza che la signora ha dirottato la propria attenzione nelle Marche, dove è nata, pur risiedendo da oltre 50 anni a Teramo.

foto di un cavallo
L’ippoterapia era al centro di uno dei progetti che la donna avrebbe voluto realizzare – abruzzo.cityrumors.it

L’anziana signora possiede un vasto terreno nei pressi di San Severino Marche, in provincia di Macerata. Stando alle sue volontà, il terreno doveva essere idealmente trasferito alle istituzioni, affinché potessero realizzare un ricovero per cani e cavalli da corsa abbandonati vittime di macellazioni dopo la loro attività sportiva.

Le istituzioni abruzzesi non erano interessate

Il progetto, certamente meritevole di attenzione, era in verità piuttosto ambizioso e prevedeva anche la realizzazione di infrastrutture come un ostello per ragazzi e un orto botanico, servizi per bambini autistici e impianti in cui svolgere ippoterapia, pet therapy e bosco terapia. Molte di queste azioni sarebbero dovute essere rivolte ai più piccoli.

cavallo
Naufraga il tentativo di compiere uno splendido gesto all’interno del territorio della regione abruzzese – abruzzo.cityrumors.it

Va da sé che il trasferimento del terreno non è gratuito: la donna era infatti disposta a cederlo per circa 3 milioni di euro. Dinanzi a questa proposta, c’è però stato un disinteresse da parte della Regione Abruzzo, della provincia e dei comuni che potenzialmente avrebbero potuto sfruttare l’iniziativa.

Rimasta male dinanzi a questo atteggiamento, alla donna non è rimasto altro da fare che constatare la poca collaborazione da parte delle istituzioni e, quindi, il dirottamento in altra regione.

Al centro del progetto c’era anche la pet therapy, la terapia tramite gli animali di affezione, che avrebbe affiancato le cure tradizionali e gli interventi socio-sanitari già in corso. Impiegabile sui pazienti di qualsiasi età, affetti da diverse patologie con la finalità di migliorare la qualità della loro vita e il loro stato di salute, verrà ora svolta lontana dal luogo in cui avrebbe voluto essere rivolta.

A supportare la realizzazione delle idee della donna sono intervenute anche alcune associazioni come l’Anfe, l’Associazione nazionale famiglie di emigrati, di Val Vibrata – Pescara.

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