Atri. ““Il Paradiso di Atri”, così veniva definito l’Ospedale S. Liberatore in una rubrica pubblicata sul settimanale Epoca del lontano 1992. Veniva descritto proprio come un gioiello, pulito ed impeccabile come una clinica svizzera, reparti all’avanguardia e gestione ottimale di operatori e pazienti. Cosa sia poi accaduto nel corso degli ultimi vent’anni bisognerebbe chiederlo a chi ci ha governati, per poter capire i motivi, prevalentemente politici, del progressivo depauperamento in termini di risorse, di numero e qualità di prestazioni e servizi offerti”, scrivono in una nota congiunta i consiglieri comunali M5s di Atri, Cinzia Di Luzio, di Silvi, Simona Astolfi e Massimo Blasiotti e di Pineto, Filippo Da Fiume e Silvia Mazzocchetti.
“Tra gli episodi più recenti citiamo il pericolo, a mala pena scampato, di chiusura del reparto cardiologia per mancanza di medici e le liste di attesa di oltre un anno per un intervento chirurgico a causa di un numero esiguo di anestesisti. L’emergenza epocale che stiamo vivendo ha riportato sotto i riflettori il nostro nosocomio, designato come Covid-Hospital con decisione calata dall’alto, sulla quale, a quanto pare, non è stata data possibilità di avere voce in capitolo. Sicuramente la struttura, pur trovandosi in una posizione agevole in quanto vicina ai territori maggiormente colpiti dal contagio, non aveva le dotazioni necessarie, in termini di uomini e mezzi per affrontare una emergenza epidemiologica di questa portata. La trasformazione in Covid-Hospital ha reso necessaria la sospensione di tutti i servizi precedentemente erogati nonché il trasferimento in altri presidi ospedalieri di centinaia di pazienti, non soltanto di Atri, ma provenienti dalle diverse comunità di un ampio comprensorio territoriale, che al San Liberatore si rivolgevano anche quotidianamente per usufruire di svariate prestazioni, alcune di importanza vitale”.
Fase 2: c’è bisogno di concretezza. “Con forte senso di responsabilità ed abnegazione, evitando polemiche, tutti si sono stretti intorno al nostro presidio, ciascuno con le proprie competenze, possibilità e professionalità. Ma non è di lodi che abbiamo bisogno, né di trasmissioni televisive, tantomeno dei comunicati stampa di coloro che, in rappresentanza dei propri partiti politici, si sono strappati le vesti immolandosi come difensori del San Liberatore e promettendo un nuovo futuro di eccellenza. In questo momento in cui il diffondersi del contagio rallenta, così come il numero dei ricoverati, mentre ci apprestiamo all’inizio della “fase2”, abbiamo bisogno di concretezza. Lo spirito di sacrificio dimostrato dalle nostre comunità ed il numero molto alto di contagi che ha portato Atri ad essere uno dei comuni più colpiti sul territorio regionale, deve essere ricompensato concretamente e velocemente. Abbiamo risposto ad una chiamata molto impegnativa, questo è il momento di lasciare che siano i centri specializzati ad occuparsi del Covid-19 e far sì che per il San Liberatore possa avere inizio un graduale ripristino di tutte le prestazioni sanitarie precedentemente erogate, potenziate con mezzi e personale necessari ad un livello di efficienza che lo ha contraddistinto in passato e che sicuramente merita”.