Due foto a confronto. Una del 1990 e una scatta qualche giorno fa, quasi a riproporre come un’istantanea carica di malinconia e preoccupazione quella che è la situazione del fronte erosivo sul litorale nord di Alba Adriatica.
Fenomeno che nel corso degli anni si è progressivamente allargato. Nelle ultime settimane, con la previsione di lavori a Villa Rosa, con la collocazione di tre nuovi pennelli, la polemica si è riaccesa. Ad Alba Adriatica è stato stilato anche un documento ispirato da Nicola Tribuzi, geometra ed ex dipendente comunale.
Esperto della materia, che ha seguito l’evolversi della situazione e che fornisce una diversa chiave di lettura, sempre ispirata alla necessità di salvare il “mare” di Alba Adriatica.
L’intervento
“Non ci sono parole”, si legge, “ e argomenti in grado di rappresentare completamente la situazione paradossale che le iniziative regionali stanno provocando relativamente al problema dell’erosione degli arenili tra Martinsicuro e Alba Adriatica.
Oramai siamo al paradosso che i massimi rappresentanti delle istituzioni regionali partecipano a convegni, come quello ad esempio di Silvi, del 26 settembre del 2013, durante i quali condividono le ragioni di coloro che denunciavano i danni delle cosiddette barriere ortogonali alla costa e dall’altra assegnano, come se nulla fosse e proprio in questi giorni, appalti milionari ex novo a Villa Rosa.
Da una parte gli stessi soggetti danno il beneplacito alla rimozione di uno dei pennelli a Cologna Spiaggia, perché causa problemi di erosione in quelle zone e dall’altra, a pochi chilometri più a nord, sono promotori di lavori che stanno per partire, con la realizzazione addirittura di tre pennelli.
Se questa non è una politica del fare dissociata e schizofrenica, allora cosa è?
È mai possibile sapere, finalmente, per quali ragioni ciò debba avvenire?
È mai possibile che si realizzino delle opere che, a quanto pare, le stesse istituzioni sanno che creeranno enormi problemi di erosione alle spiagge di Alba Adriatica e che si debba intervenire successivamente per risolvere situazioni compromesse in perversa logica dell’emergenza?
Eppure tutti dovrebbero sapere che, quando incombono le emergenze, le procedure di assegnazione dei lavori rispondono anch’esse alle logiche dell’emergenza. Allora è lecito chiedersi chi, e per quale ragione, in tutto ciò, ne intravede una giusta prassi e anche un vantaggio.
Non ne beneficia sicuramente la comunità di Alba Adriatica che, al di là delle rassicurazioni e promesse di ripascimenti morbidi e mai eseguiti, vede perdere tratti consistenti di arenili con grave danno per il turismo.
Non ne beneficiano neanche le finanze pubbliche dalle quali fuoriescono somme assurde per riparare i danni prodotti, sempre nel contesto della logica delle emergenze.
La risposta sta allora nel dispiegarsi degli avvenimenti, nei loro concatenamenti, nello loro storia, nel saperli mettere in fila, uno alla volta come elementi di un puzzle. Allora ci accorgiamo che non ha guadagnato e non ci guadagnerà nessuno, se non una ristretta cerchia di imprese dotate di mezzi nautici che hanno fatto, e faranno, lavori.
Questa è degna materia per la Corte dei Conti e non soltanto per il Tar, al quale pare vogliono adire alcune amministrazioni comunali.