Incontri con allevatori ed agricoltori per fornire elementi e informazioni su come proteggere gli allevamenti dagli attacchi dei lupi. L’iniziativa è delle Guide del Borsacchio che presenteranno un primo report al Comune sulla presenza dei selvatici nella Riserva.
Sarà il primo documento utile per richiedere finanziamenti a sostegno degli agricoltori e allevatori. I recenti attacchi di lupi a piccoli allevatori stanno preoccupando e non poco gli agricoltori. L’ultimo in ordine di tempo pochi giorni fa, nell’azienda agricola Del Sordo di Cologna Spiaggia. 5 pecore e un agnellino sgozzate, altre due pecore gravemente ferite e soppresse poi dal veterinario per non far patire loro gravi sofferenze.
Ci sono poi i cinghiali che causano danni alle colture e in zona vive anche una bella comunità di caprioli. Una situazione, soprattutto per quanto riguarda cinghiali e lupi, che preoccupa e rischia di finire fuori controllo. Sulla questione è intervenuto il direttore delle Guide del Borsacchio Marco Borgatti che conferma come la presenza dei predatori sul territorio è oramai nota e documentata grazie ad una serie di iniziative e progetti. Critica il fatto che la Riserva Naturale del Borsacchio, che accoglie ormai lupi e cinghiali, sia solo sulla carta.
“Nella realtà è identica a ogni campagna della provincia”, dice Borgatti, “I lupi non sanno leggere i cartelli, vanno dove trovano cibo e condizioni adeguate. Esistono fattori naturali per tale fenomeno che sono stati aggravati da cattive abitudini, fenomeni di criminalità ed abbandono di rifiuti. Ricordiamo che il lupo non è assolutamente pericoloso per la popolazione. E lo dicono gli esperti”.
Sono state eseguite ricerche negli ultimi due anni. Secondo Borgatti è emersa una correlazione ovvia per l’enorme presenza di discariche all’interno della Riserva, spesso con quintali di scarti di macellazione animale proprio nelle zone dove sono più frequenti gli avvistamenti. Una sorta di supermercato per le specie selvatiche, ungulati compresi, ad enorme richiamo. Pesa l’incremento delle prede selvatiche.
“L’espansione dei selvatici ha trovato impreparata una popolazione non abituata a tale convivenza”, conclude, “e spesso le recinzioni e mezzi di protezione sono inadeguati. Manca la conoscenza delle abitudini dei predatori e dei loro movimenti sul territorio. Manca soprattutto una gestione della Riserva Borsacchio che ha impedito studi ampi e non ha consentito di sviluppare soluzioni. La latitanza degli enti fino ad oggi ha fatto si che non esistono progetti per far ottenere i finanziamenti necessari alle aziende per adeguare le loro attività che spesso non possono permettersi tali strumenti”.