Ancarano. La Martelli di Ancarano chiude i battenti, in maniera definitiva, ma da domani, giovedì 2 ottobre, scatterà la protesta degli operai.
Picchetti davanti all’azienda, della bonifica del Tronto, ogni giovedì fino a quando (cosi hanno deciso i lavoratori nel corso dell’assemblea sindacale) non sarà ritirata la procedura di mobilità
La decisione è figllia dell’avvio, per tutti gli 80 dipendenti della storica azienda (che ha sede anche in Emilia) dell’avvio dellaprocedura di mobilità.
Situazione, questa, che riapre una ferita mai sanata: ossia l’emorragia di posti di lavoro persi in Val Vibrata, con la chiusura anche di storiche aziende. La Martelli rientra in questo discorso.
“Gli ultimi tre sono stati anni di confronto”, si legge in una nota delle sigle sindacali, durante i quali l’azienda ha chiesto alle lavoratrici ed ai lavoratori sacrifici in termini di salario, professionalità ed occupazione, con la prospettiva, sempre ribadita dalla direzione aziendale, di salvaguardare la presenza industriale della Martelli e di mantenere il più possibile i livelli occupazionali.
L’ultima bugia è stata quella pronunciata in Provincia qualche mese fa, quando la proprietà aveva garantito che la Penny Jeans (società messa in piedi da poco dalla famiglia Martelli e che ha sede nello stabilimento di Ancarano), a partire da maggio, avrebbe portato commesse nella nostra realtà ed avrebbe potuto anche riassorbire parte del personale.
Dopo mesi di attesa per l’approvazione ed il conseguente pagamento delle indennità di solidarietà, dopo la difficoltà perenne a far distribuire, attraverso la rotazione del personale, il peso della crisi, dopo procedure di mobilità pesantissime, dopo le rassicurazioni nei confronti dei lavoratori e delle istituzioni abruzzesi, “ricevute” il 15 settembre nella sede vibratiana, la Martelli comunica di aver cambiato idea nel giro di 10 giorni”.