Si tratta quindi, per l’associazione Robin Hood, “di una sorta di gabella che si abbatte su coloro costretti a chiudere loro malgrado e parimenti in precedenza costretti dalla mancanza di sicurezza sociale a sottoscrivere un contratto. Occorre un intervento Ministeriale per calmierare il fenomeno riconoscendo un indennizzo”. E poi fa alcuni esempi: “Ad un operatore di uno stabilimento balneare sono stati chiesti 2mila settecento euro per la chiusura anticipata del contratto. Ottomila invece sono stati chiesti ad un privato che ha cambiato l’abitazione, in quanto non è stato consentito il passaggio del servizio alla nuova. In un condominio dove si è approvato il servizio di vigilanza complessivo – conclude Di Ferdinando – l’utente è costretto al pagamento del servizio due volte”.