Alba Adriatica, Pasqua 2014: lettera aperta di don Stefano

DonStefanoCarissimi tutti,

Vi invito a vivere la bellezza e la profondità dei fondamenti della nostra fede nel Sacro Triduo che vivremo in Parrocchia. Il Cristo Risorto porti così la sua pace e la sua luce nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità parrocchiale. Ne abbiamo davvero bisogno tutti, in modo particolare in questi ultimi tempi nei quali siamo rimasti molto colpiti per i recenti fatti che hanno portato la nostra città ad apparire più volte sui media locali per questioni legate alla vita di fede e sacramentale. Abbiamo bisogno della luce della Resurrezione di Cristo: proprio percependo questa esigenza per questa S. Pasqua 2014, credo sia necessario iniziare a fare un po’ di chiarezza per cercare, come vostro parroco, di dirimere tutte le confusioni indotte nelle vostre coscienze, e che non avete mancato di venire a confidarmi.

 

 

Iniziamo subito col dire che il nostro Vescovo Michele altro non ha posto che un ordinario atto per ammaestrare i propri fedeli, all’interno delle proprie chiese, ove si radunano i battezzati nella Chiesa Cattolica.

Tale atto è pienamente legittimo e rispondente ai criteri del dettato normativo di cui al can. 375 del Codice di Diritto Canonico, che individua nei Vescovi i maestri per insegnare ai propri fedeli, nonché parimenti tutelato dalla tanto sbandierata Costituzione della nostra Repubblica Italiana di cui all’art. 7, per mezzo del quale lo Stato riconosce «l’assoluta sovranità e l’indipendenza della Chiesa cattolica in ordine all’attività spirituale e di evangelizzazione», come da sentenza della Suprema Corte di Cassazione, Sezione Prima Penale, n. 22516/2003. In tale atto il nostro Vescovo Michele individuava i già noti parroci della Chiesa Cattolica, tra cui io stesso, legittimamente insediati nella città di Alba Adriatica, esortando i propri fedeli battezzati nella Chiesa Cattolica a diffidare di chiunque altro al fine, giustamente, di scongiurare sconvenienti situazioni equivoche in ordine alla vita spirituale.

Del tutto incomprensibilmente si è appreso come successivamente l’organizzazione denominata Chiesa Cattolica Ecumenica abbia adito la magistratura inquirente nei confronti del nostro Vescovo Michele, scagliandosi contro. Peraltro, secondo detta organizzazione, egli avrebbe usato intimidazione e violato il diritto alla libertà religiosa sancito dalla Costituzione repubblicana, nondimeno andando contro i segnali di apertura verso tutte le fedi cristiane del nostro amato Papa Francesco.

Ebbene, giunti fino a questo punto di strumentalizzazione persino del Santo Padre ed interpolazione della realtà, legittimato dal can. 519 del Codice di Diritto Canonico e parimenti dall’art. 7 della Costituzione italiana nella giusta interpretazione resa dall’autorevole giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione, intervengo personalmente in qualità di parroco di S. Eufemia V. M. in Alba Adriatica per dare a voi tutti, miei parrocchiani, i giusti ed indispensabili chiarimenti nel merito, per rendere un servizio alla verità, che con grande abilità si sta tentando in tutti i modi di inquinare. Scriveva infatti un grande biblista quale il card. Albert Vanhoye nella sua pubblicazione Il pane quotidiano della Parola: «Ci saranno sempre uomini che cercano di nascondere la verità, che, chiudendosi alla luce divina, si rifugeranno nei loro complotti a difesa dei loro interessi, allontanandosi sempre più dalla semplicità della verità e aggiungendo confusione a confusione».

Già il solo ricorso ad una querela non si sa su cosa implementata squalifica senza attenuanti l’organizzazione denominata Chiesa Cattolica Ecumenica, che anzi svela la propria natura bellica riportando alla mente il passo del Vangelo di Matteo 7, 15 nel quale Cristo ci mette in guardia dai falsi profeti, che sono in realtà lupi rapaci nelle vesti di mansueti agnelli. E questo senza neanche considerare la contestuale campagna denigratoria rivolta allo stesso nostro Vescovo ed a ministri della Diocesi di Teramo-Atri, intenzionalmente condotta su rinomati social networks e divenuta di pubblico dominio. Ma prima di ogni cosa sarebbe opportuno partire da una domanda: cosa significa «ecumenico»? Perché molti di voi immagino ignorino il significato. Ebbene, la parola «ecumenico» sostanzialmente significa «universale, in ogni parte abitata della terra». Tale accezione applicata alle confessioni cristiane indica tutti quei tentativi di apertura e di dialogo atti a riavvicinare i cristiani appartenenti alle diverse Chiese e comunità sparsi per il mondo, nel segno visibile dell’unità. Infatti l’ecumenismo ad altro non rimanda se non alla ricerca dell’unità fra tutti i cristiani: Gesù, in Giovanni 17, 20-26, ha pregato «perché tutti siano uno», ed in tutta risposta nel corso dei secoli noi cristiani ci siamo separati tra Cattolici, Ortodossi, Anglicani, Protestanti solo per citare le maggiori separazioni di enorme portata storica. Scopriamo allora che anche noi Chiesa Cattolica siamo pienamente ecumenici: i papi Giovanni XXIII e Paolo VI sono stati i pontefici ecumenici per eccellenza, avendo essi dato una svolta radicale nella concezione dell’ecumenismo stesso. Prima di loro, infatti, questo veniva concepito esclusivamente come un ritorno nella Chiesa Cattolica posta in posizione di supremazia, mentre a partire da questi due pontefici è anche la Chiesa Cattolica a muoversi verso le altre Chiese e comunità cristiane. Forte in tal senso è stato il gesto del bacio dei piedi di Paolo VI al Patriarca Ortodosso di Calcedonia Melitone nel 1975, in segno di umiltà e desiderio di unità, che sconcertò il mondo cattolico e rivoluzionò di fatto la concezione di ecumenismo. Per comprendere ancora meglio, prendiamo ad esempio la nostra Parrocchia di S. Eufemia, nella quale ogni venerdì pomeriggio accogliamo i fratelli locali della Chiesa Ortodossa, dando loro la possibilità di celebrare in rito ortodosso con il loro ministro nella Sala Don Bosco parrocchiale (come da documento Orientalium Ecclesiarum, n. 28). Ebbene, noi Parrocchia S. Eufemia siamo pienamente ecumenici, dal momento che nella condivisione degli spazi e nell’accoglienza fraterna rendiamo visibile la gioia del comune cammino con la Chiesa Ortodossa verso il Signore Gesù Cristo.

Orbene, chiarito il significato del termine «ecumenico», che forse in molti ignoravano e che quindi applicato alle confessioni cristiane significa ricerca dell’unità dei cristiani, ora si comprende meglio come l’organizzazione denominata Chiesa Cattolica Ecumenica, oltre ad usurpare un’assoluta omonimia con la Chiesa Cattolica quantomeno meritevole di eccezione di incostituzionalità essendo la Chiesa Cattolica espressamente richiamata nella stesura costituzionale, si appropri indebitamente anche di quella che abbiamo scoperto essere un’indole comune che invece appartiene quale patrimonio spirituale ad ogni e qualsiasi Chiesa o comunità cristiana che ricerchi l’unità con gli altri cristiani. Nondimeno suscita ilarità un’organizzazione che, mentre per qualsiasi altra Chiesa o comunità cristiana l’ecumenismo rappresenta un tentativo di riavvicinamento dopo secoli e secoli di individualismi ed incomprensioni, assurdamente e contraddittoriamente decide di chiamarsi «ecumenica» nell’esatto momento secessionista in cui, a quanto è dato sapere nel 1987 in California, di fatto pone in essere la divisione. Cambiare integralmente denominazione equivarrebbe quindi per questa organizzazione a porre in essere una scelta spiritualmente ed intellettualmente auspicabile.

Si apprende infatti dalla fonte di cui al sito www.eresie.it come il vescovo scomunicato capostipite di questa organizzazione, Carlos Duarte Costa, abbia dovuto accettare nel 1948 dinanzi alla Corte d’Appello del Brasile di modificare l’abito ecclesiastico ed i riti liturgici rispetto alla Chiesa Cattolica, al fine di non indurre in confusione i fedeli. Ed è proprio in questo aspetto che risiede la centralità del problema: tutelare i fedeli dagli equivoci, ed in modo particolare quelli più deboli e meno formati, facilmente conducibili in errore in ordine alla vita spirituale. Invece di tacciare a ruota libera di inquisizione chi appena tenta di fare chiarezza su equivoci dolosamente generati nelle coscienze dei fedeli, in ordine come visto alla stessa denominazione, alle vesti ecclesiastiche ed ai riti liturgici (e chi scrive svolge la missione di parroco con il contatto diretto delle persone nella direzione spirituale), l’organizzazione denominata Chiesa Cattolica Ecumenica dovrebbe riuscire nell’enorme impresa di arrivare a saper distinguere i due diversi concetti canonici di libertà religiosa e di indifferentismo religioso, quest’ultimo riprovato da qualsiasi Chiesa o comunità cristiana e nemico dell’ecumenismo, che giammai presuppone la contrattazione o il compromesso sacramentale. Per l’organizzazione denominata Chiesa Cattolica Ecumenica sono invece la stessa identica cosa: questo è il vero problema al quale finalmente siamo giunti.

Immagino che tanti di voi si stiano chiedendo: cos’è l’indifferentismo religioso? Per rispondere a questa domanda prendiamo sempre come esempio la nostra Parrocchia S. Eufemia nella quale il venerdì accogliamo i fratelli della Chiesa Ortodossa. Non per questo noi cattolici possiamo pensare di poter ricevere i Sacramenti indifferentemente nella Chiesa Ortodossa così come nella Chiesa Cattolica: sarebbe indifferentismo religioso, scongiurato dal can. 844 § 2 del Codice di Diritto Canonico, persino ideologicamente in quelle rarissime circostanze in cui è ammessa di fatto per un cattolico la ricezione dei Sacramenti fuori della Chiesa Cattolica.
Nulla toglie però, e qui introduco invece il concetto di libertà religiosa, che qualunque cattolico della nostra parrocchia possa in qualsiasi momento presentarsi a me manifestando la volontà di abbandonare la Chiesa Cattolica ove battezzato e incorporato, a seguito del cui atto di abbandono si può quindi essere incorporati nella nuova Chiesa o comunità cristiana secondo le modalità ivi previste, così come da noi Chiesa Cattolica nel caso di accoglimento di appartenenti ad altre Chiese o comunità cristiane che manifestano la volontà di essere accolti nella Chiesa Cattolica è prevista l’amministrazione del Battesimo o, qualora già ricevuto validamente, una liturgia della Parola con una solenne professione di fede. Tale abbandono della Chiesa Cattolica viene annotato nell’atto di Battesimo, a norma peraltro delle vigenti disposizioni del Garante per la privacy già ampiamente rodate per altre questioni giuridiche, e comporta definitivamente da tale momento l’impossibilità:
a poter ricevere i Sacramenti nella Chiesa Cattolica;
a poter fungere da padrino o madrina nei Sacramenti del Battesimo e della Cresima;
a ricevere le esequie nella Chiesa Cattolica.

Alla luce di quanto chiarito, come vostro parroco, rivolgendomi a voi parrocchiani battezzati nella Chiesa Cattolica, legittimato come ribadisco dal can. 519 del Codice di Diritto Canonico e dall’art. 7 della Costituzione repubblicana nella giusta interpretazione resa dalla Suprema Corte e facendo quindi eco al comunicato del nostro Vescovo Michele e della Conferenza Episcopale Campana già espressasi al riguardo precedentemente, qualora non sia vostra intenzione abbandonare la Chiesa Cattolica di appartenenza per il Battesimo in essa ricevuto, vi esorto a non interagire con l’organizzazione denominata Chiesa Cattolica Ecumenica ed anzi a tenervi a debita distanza, evitando tassativamente di prendere parte ad alcun rito o iniziativa. Nello stesso tempo, qualora sia invece vostra intenzione abbandonare la Chiesa Cattolica, faccio presente che chiunque in qualsiasi momento può presentarsi a me per manifestarmi tale intenzione con tutte le conseguenze canoniche già elencate, al fine quindi di potersi definitivamente incorporare in detta organizzazione, nel pieno rispetto dei principi sanciti dalla nostra Costituzione di cui agli artt. 2, 3, 7, 8, 19, 20, giammai minimamente compromessi.

La Vergine Madre ci assista nel nostro cammino e ci doni di vivere in pace e serenità questa S. Pasqua del suo Figlio Gesù Cristo ormai alle porte, con tanti progetti in cantiere, il primo dei quali riguarda già prima dell’estate un raduno di tutti i giovani cresimati negli scorsi anni per presentare loro un grande investimento che vorrò proporre personalmente nelle modalità che presto renderò note, volto sostanzialmente a prevenire e a reprimere sul territorio la grande piaga della tossicodipendenza ed il disagio giovanile, che generano disastri e sofferenze nelle famiglie, e di cui il già annunciato tentativo di voler individuare un’area da adibire a campetto da gioco di concerto con il Sindaco del Comune di Alba Adriatica, avv. Tonia Piccioni, rappresenta solo una parte.

Ed anche se qualcuno, consumandosi per l’ecumenismo, ha dichiarato pubblicamente che lascia a me vendere i Sacramenti giacchè egli vende solo caffè e gelati, ricordo a tutti e ciascuno che nella nostra Parrocchia si contribuisce liberamente, ciascuno secondo quello che vuole e se vuole, per la realizzazione di questo ed altri progetti, a vantaggio dei nostri giovani, e per la crescita della nostra città di Alba Adriatica e della nostra Parrocchia di S. Eufemia. Sono contento per questo di essere il vostro parroco, grato per questa missione che il Signore mi ha voluto affidare, 7 giorni su 7, 24 ore su 24, è questo il mio lavoro quotidiano.

Augurandovi di trascorrere una S. Pasqua serena,
vi abbraccio e vi benedico tutti.

Il vostro parroco
Don Stefano

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