Teramo. Sono già trascorse alcune settimane da quando Davide Rosci, il giovane teramano condannato a sei anni per l’assalto al furgone blindato dei carabinieri, durante la manifestazione degli Indignados il 15 ottobre 2011 a Roma, ha fatto ritorno nella sua casa a Teramo, dopo la concessione, in appello, dei domiciliari.
Ma sono ancora tante le ingiustizie che, a detto del Comitato Amici e Famigliari, il giovane continuerebbe a subire.
“Il 5 marzo scorso” si legge in una nota “gli hanno notificato il rigetto alla richiesta di autorizzare il fratello ed i nipotini ad andare a trovarlo a casa, mentre hanno concesso solo alla sorella di andare ad assistere, dalle 18 alle 20, il padre. Ci rimane davvero difficile capire quale sia stata la ratio che ha spinto un giudice a vietare a dei bambini di poter vedere il proprio zio, ma soprattutto ci sembraassurdo il fatto che quando era in galera i suoi famigliari potevano andare ai colloqui senza problemi ed ora che è a casa no. Ormai non ci meravigliamo più di niente, ma questa è un’ingiustizia bella e buona oltre che una cattiveria. Loro conoscono benissimo quella che è la grave malattia del padre, quindi a che pro vietare almeno a lui di abbracciare i suoi adorati nipoti visto che non si può muovere? Davanti a questa situazione ci chiediamo dove sia arrivata la giustizia se nega ad una persona di stare con la propria famiglia; questo è lo stato civile che si permette di indignarsi dinanzi alle leggi di altri stati come quello dell’India? Lo diciamo tutti che la legge fa schifo, ma almeno i principi fondamentali della costituzione rispettateli. Quell’art.27 che recita chiaramente che le pene non devono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità, cercate almeno di perseguirlo. E se questo non è un trattamento inumano, cos’è?
Davide non è ancora condannato in via definitiva, per la legge è innocente fino al terzo grado di giudizio, ma a quanto pare certe persone devono essere portate al limite, negandogli anche l’amore della famiglia, mentre ad altri, pur condannati a pene più pesanti della sua ed in via definitiva si concedono libertà e trattamenti di favore (vedi Berlusconi – Caso di Perugia –Schettino e chi più ne ha più ne metta). La legge è uguale per tutti? Non prendiamoci in giro! Siamo arrivati ad un punto di non ritorno e speriamo che questa sua situazione possa venire alla luce nelle sedi opportune perché mai più nessuno debba vivere ciò che lui sta vivendo”.
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