Giulianova, mancano le ambulanze: bimba di due mesi salva grazie ai carabinieri

ospedale_giulianovaTeramo. Rischiare di morire a soli 2 mesi perché la sanità è un colabrodo e il bersaglio principale di tagli da parte delle istituzioni. Le stesse istituzioni chiamate a governare per tutelare i cittadini. Sotto ogni punto di vista e a ogni età. Anche a poco più di due mesi di vita.

È accaduto a Giulianova, dove ieri mattina una neonata di due mesi e mezzo ha rischiato la vita perché nessuno dall’ospedale poteva accorrere a soccorrerla. Non un’ambulanza, non un medico. La piccola ha iniziato a mostrare i primi sintomi in mattinata quando ha cominciato ad avere febbre. La temperatura è continuata a salire senza sosta, nonostante i primi medicinali forniti dalla madre della piccola e alle 14.30 la bimba ha iniziato a rovesciare gli occhi. Da qui la decisione dei familiari di chiamare immediatamente un’ambulanza.

Il 118, però, non è mai arrivato: il papà della neonata si è infatti sentito rispondere dall’ospedale di Giulianova al telefono che, sebbene la situazione fosse effettivamente grave, l’ambulanza sarebbe arrivata non appena ce ne fosse stata una, perché al momento i mezzi mancavano.

A salvarla sono stati i carabinieri, avvertiti subito dopo nella disperazione di genitori pronti a tutto pur di salvare la loro piccola. Fortunatamente gli agenti sono partiti subito a sirene spiegate e hanno accompagnato, in barba al protocollo, la piccola in ospedale a Giulianova senza attendere autorizzazioni. Appena arrivati in ospedale, a Giulianova, la piccola è stata svestita del pannolino, le è stata fatta una iniezione di Valium e lasciata lì per 45 minuti in attesa dell’ambulanza. Con una crisi respiratoria in corso nessuno ha pensato di darle dell’ossigeno. Quando è arrivata l’ambulanza era priva di medici. La mamma è stata portata così all’ospedale di Teramo con la piccola in braccio e senza un medico che potesse intervenire nel caso si complicassero di più le cose. All’arrivo a Teramo la signora ha assistito a un litigio piuttosto acceso tra i medici teramani e quelli giuliesi proprio per ciò che non era stato fatto.

Si è così scoperto che la bimba era in preda a un principio di convulsioni dovuto alla febbre alta. Ora la piccola è salva, ma l’episodio lascia l’amaro in bocca e un triste senso di abbandono che invade chi vede a rischio la vita dei propri figli, dei propri cari perché anche ciò che una volta era essenziale oggi è semplicemente “numero”.

Sebbene l’epilogo conceda un respiro di sollievo, è sempre più  facile sentirsi soli di fronte al pericolo e nella battaglia che ogni giorno madri e padri intraprendono per difendere i propri piccoli. In tempi di tagli, la sanità pubblica ha allentato o diminuito l’assistenza offerta ai pazienti. Tutti, però, sembrano aver dimenticato che non sono diminuite le necessità di chi ha la sfortuna di confrontarsi quotidianamente con una malattia.

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