Nessuna valutazione politica, sia chiaro, ma una ricostruzione asettica di quella che è la vicenda degli ammanchi relativi agli introiti dei buoni pasto. Il sindaco Domenico Piccioni, in apertura del consiglio comunale, ha illustrato i numeri di quello che è uno dei temi del momento a Tortoreto. Piccioni ha ricostruito tutti i passaggi della vicenda, che ora sul piano delle eventuali responsabilità farà il suo corso su altri livelli. “ A noi spetta il compito degli indirizzi politici e di vigilare”, ha sottolineato Piccioni, “ e non certo di fare i giudici. Non sono state lanciate accuse di nessun genere, perché ora spetterà alla magistratura fare le sue valutazioni su questa vicenda”. Così come anticipato una settima fa, nelle casse comunali mancano all’appello poco meno di 160mila euro, che poi sono parte degli incassi dei buoni della mensa scolastica collocati attraverso i rivenditori autorizzati, ma rientrati sono in parte. Il periodo di riferimento, e questo il sindaco lo ha specificato in maniera chiara, riguarda l’arco temporale che va dal 2012 al novembre del 2017.
Ecco i dati nel dettaglio. Nell’arco di tempo che va dal 2012 (fase successiva al caso Saccuti) e fino al giugno del 2014 (amministrazione Monti) l’entità dell’ammanco è 43.237 euro.
Periodo compreso tra il luglio 2014 a maggio 2016 (amministrazione Richi), mancano all’appello 42.912 euro. Nella fase tra il giugno 2016 (avvio della gestione commissariale) fino a novembre 2017 (quando il caso è stato scoperto), la cifra sale a 70.591 euro.
Va detto che contestualmente all’inchiesta di natura giudiziaria, per giovedì 21 dicembre il commissario della commissione consiliare di vigilanza (Riccardo Straccialini) ha convocato la prima riunione proprio per iniziare a far luce sulla questione.
In aula anche le minoranze, che erano state già informate, hanno condiviso tale percorso avviato.