Un’indagine epidemiologica sui casi clinici di coloro che abitano nel quadrilatero di Villa Rosa dove è stato accertato un caso di inquinamento del sottosuolo.
Ma anche accertare nel dettaglio l’origine delle forme di contaminazione e studiare un percorso di bonifica di tutta la frazione o perlomeno di parte di essa. Sono solo alcuni degli spunti, tutti carichi di interesse, emersi ieri sera in occasione dell’assemblea pubblica promossa e organizzata dall’associazione MartinEden. Nella circostanza il presidente dell’associazione Lucia Spedicato, che ha ricostruito una serie di passaggi di natura amministrativa dal 2009 ad oggi (anno nel quale venne a galla l’inquinamento dell’area pubblica che costeggia la chiesa e dove erano stati smalti scarti di fonderia).
Di particolare interesse, anche perché alcuni particolari erano inediti ai più, è stata la relazione del geologo Giovanni Marrone, della Scuola Blu che ha effettuato studi approfonditi sulla contaminazione del suolo e delle acque. Lavoro peraltro non ancora concluso, visto che di recente l’amministrazione comunale ha affidato un ulteriore incarico per il piano di caratterizzazione che deve ricomprendere anche la zona a nord di via Franchi.
I fattori di contaminazione. Nelle analisi effettuate, e che poi hanno imposto in passato il divieto di utilizzare l’acqua dei pozzi artesiani per scopi irrigui, ci sono tracce di idrocarburi, cloruro di vinile (residui della lavorazione di pellami) e scarti di fonderia. La situazione, come ripetuta nel corso degli interventi, non è irrisolvibile, ma i riflettori accesi ora nuovamente dall’associazione sulla scorta dei percorsi precedenti, deve rappresentare l’occasione per risolvere il problema. In passato si era parlato della possibilità di effettuare una bonifica di alcune zone (ma non tutte, viste poi le analisi successive), per una spesa di 8 milioni di euro. Fondi difficili da ottenere, senza peraltro avere la certezza di risolverlo nella sua totalità. Ecco dunque che, come ha ribadito l’assessore all’ambiente del Comune di Martinsicuro, Marco Cappellacci, l’Ente ha previsto di implementare il piano di caratterizzazione per capire fino in fondo l’origine dei fattori inquinanti e poi intervenire (indagini per le quali il Comune di Martinsicuro ha speso giù 159mila euro). Giovanni Marrone ha proposto anche delle soluzioni più economiche e praticabili: la messa a dimora di piante (non da frutto) e il sistema del “pump and treat”, relativi poi al sistema delle acque sotterranee, con il trattamento dei carboni attivi. Durante l’assemblea, molto partecipata e aperta alle domande del pubblico, hanno preso parte anche il direttore generale dell’Arta e il sottosegretario della giunta regionale, con delega all’ambiente, Mario Mazzocca che ha parlato di un iter lungo, ma necessario, con l’impegno di individuare possibili forme di finanziamento. Nel frattempo, l’associazione ha come obiettivo quello di fare vita ad un comitato ad hoc con la necessità di favorire poi dalla Asl, uno studio epidemiologico.
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