E’ un attacco diretto quello che il presidente di Confindustria Teramo, Cesare Zippilli, fa durante la presentazione del bilancio di un anno di attività dell’associazione teramana, ad un certo atteggiamento della politica locale, definito “a volte invasivo”, per il modo in cui è intervenuta durante alcune crisi industriali che hanno interessato delle aziende del territorio.
Il numero uno di Confindustria Teramo, infatti, ha sottolineato come tra gli imprenditori in provincia si respiri una certa preoccupazione per il riemergere di un sentimento “anti-industriale” e di un deterioramento di relazioni industriali che si pensava fosse alle spalle.
Per Zippilli, infatti, non si comprendono gli attacchi ad imprese che investono, creando posti di lavoro e ricchezza per il territorio, così come una sorta di ingerenza mostrata da alcuni amministratori locali nei riguardi delle imprese che creano posti di lavoro.
“Alla politica”, sostiene il presidente Zippilli, “si chiede la cura delle infrastrutture viarie, il potenziamento delle comunicazioni, un’opera di manutenzione delle aree industriali, piuttosto che interventi diretti – ed in alcune occasioni, controproducenti – nella gestione delle crisi”.
Ed invita le organizzazioni sindacali, verso le quali si nutre gran rispetto, a “fare un salto di qualità”, abbandonando “le posizioni ideologiche che in questi ultimi mesi hanno tenuto banco” e avviando una nuova stagione di relazioni che mettano al centro il lavoro. Partendo, magari, proprio da un “Patto sociale per lo sviluppo”, che coinvolga le imprese più grandi della provincia di Teramo, in modo da far tornare a crescere l’economia del territorio e creando nuove opportunità lavorative per le nuove generazioni.
Nella sua relazione annuale, Zippilli ha anche fotografato la situazione attuale in provincia che ancora arranca a seguito del perdurare della crisi e del susseguirsi di emergenze che hanno colpito il territorio lo scorso anno.
Seppure, infatti, ci siano dei timidi segnali di inversione di tendenza, rimane ancora preoccupante lo stato di difficoltà in cui versano numerose aziende provinciali, con una netta differenziazione tra le imprese che investono in innovazione di processo e di prodotto ed esportano sui mercati internazionali e quelle che non investono, continuando a navigare nella crisi.
Le esportazioni sono cresciute del 4,4% raggiungendo il valore assoluto di 1,25miliardi di euro, con le migliori performance registrate nei settori della pelletteria, gomma/plastica e macchinari/apparecchiature. In discesa le ore autorizzate di Cassa Integrazione, passando da 5,9 milioni del 2015 a 3,6 milioni del 2016, mentre continua il trend negativo per l’occupazione, con circa 2 mila unità espulse dal mercato del lavoro, un tasso di disoccupazione ancorato alle due cifre (11,9%) e con una percentuale di disoccupazione giovanile ancora troppo alta.
Nel corso del 2016 si sono registrate in provincia di Teramo 75 fallimenti, in netto calo rispetto ai 216 dell’anno precedente, così come sono diminuiti del 57,5% i concordati e gli accordi. Inoltre, gli scioglimenti e le liquidazioni volontarie sono state 503, di cui 270 Società di capitali, 197 Società di persone e 36, altre forme giuridiche.
Dopo un 2015 ed un 2016 di sofferenza e passione, dunque, nel 2017 si cominciano ad intravedere piccole inversioni di tendenza e sembra consolidarsi il segnale di ripresa anche in quelle realtà imprenditoriali che non hanno la vocazione per le esportazioni, ma sono prevalentemente orientate al mercato interno.