“Quando ho visto quella distinta mi sembrava diversa dalle altre, mi sembrava manomessa e così ho chiamato il nostro servizio di tesoreria alla Tercas che mi ha detto che non gli risultava quel versamento”. E’ uno dei passaggi della testimonianza di una dipendente dell’ufficio ragioneria della Asl di Teramo, salita questa mattina sul banco dei testimoni nel processo che vede imputato con l’accusa di peculato un 63enne teramano nella sua veste di legale rappresentante della Nike srl, la società che ha gestito in passato, per alcuni anni, il cup della Asl di Teramo.
Processo che questa mattina ha visto i giudici del collegio (presidente Franco Tetto, a latere Lorenzo Prudenzano e Carla Fazzini) ascoltare diversi dipendenti e funzionari della Asl di Teramo, che hanno ripercorso le tappe della vicenda che ha portato l’uomo a processo. Secondo l’accusa, in particolare, la società, nel luglio del 2014, non avrebbe riversato alla Asl di Teramo tutta una serie di somme relative al servizio di accettazione esami e riscossione ticket di laboratorio analisi e attività dell’unità operativa di radiologia, per un totale di circa 14mila euro, con le indagini scattate all’epoca proprio dalla segnalazione della stessa Asl.
Nel corso dell’udienza sul banco dei testimoni sono saliti tra gli altri anche una dirigente amministrativa dell’ufficio ragioneria e il direttore amministrativo della Asl di Teramo Maurizio Di Giosia, che ha sottolineato come dopo essere stato avvisato dell’accaduto ed aver visionato tutta la documentazione con il personale dell’ufficio ragioneria abbia inviato una relazione alla direzione generale per i provvedimenti del caso, ricordando anche come l’ammanco si riferisse all’ultimo mese di valenza del contratto con la cooperativa per la gestione del Cup. Contratto scaduto proprio il 30 luglio del 2014.
Il processo, nel quale la Asl si è costituita parte civile, è stato aggiornato al prossimo 27 aprile.