Venti persone, tra cittadini italiani, rumeni ed albanesi, sono finite a processo per un presunto maxi giro di spaccio di sostanze stupefacenti nella provincia teramana ed aquilana.
Adesso in venti devono rispondere per reati che vanno a vario titolo dall’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, all’estorsione, alla detenzione di sostanze e anche al sequestro di persona. Tra loro c’è anche Fitim Koldashi, il 27enne albanese accusato dell’omicidio del 22enne Manuel Spinelli avvenuto qualche mese fa ad Alba Adriatica.
A processo sono inoltre finiti: i fratelli Arjan e David Gjini, entrambi residenti a Teramo; Adrian Mare, rumeno anche lui però residente a Teramo; l’imprenditore aquilano Walter D’Alessandro; la teramana Paola Marino; Bekim Berisha, kosovaro di Montorio al Vomano; Iona Mare, rumena domiciliata a Bellante; il teramano Luca Vallese; David Brahimaj, albanese domiciliato a Busto Arsizio; Michelangelo Di Blasio, nato a Pescara ma residente a Silvi; Gentiana Selimaj, albanese che vive ad Alba Adriatica; Georgiana Savu; Alfred Zojza, albanese domiciliato a Teramo; Xhoneto Kryqja, albanese residente ad Isola del Gran Sasso insieme ad Anton Krygja; Alessio Cavallucci, di Francavilla; Jacopo D’Alberto, residente a Silvi; Adriana Nedelcu, rumena residente a Teramo; Gjon Shqau, albanese anche lui residente a Teramo.
Nei giorni scorsi il processo si è aperto con il deposito delle liste testimoniali, ma sarà necessario, nell’udienza fissata per il prossimo gennaio, costituire un nuovo collegio perché ci sono incompatibilità con quello presieduto nei giorni scorsi dal giudice Flavio Conciatori.
Tra le accuse contestate ai fratelli Gjini, ad Adrian Mare e Walter D’Alessandro, c’è anche quella di estorsione: secondo le indagini, infatti, avrebbero costretto un teramano (rappresentato dall’avvocato Marco Sgattoni), a “sottoscrivere l’atto di compravendita del proprio immobile sito a Scerne di Pineto, approfittando dello stato di soggezione psichica in cui versava il soggetto, assuntore di cocaina”, si legge nel capo d’imputazione. I fratelli Gjini, con Gjion Shqau, devono anche rispondere di sequestro di persona per aver rinchiuso, secondo le indagini, un connazionale all’interno di un appartamento a Teramo, essendo lui debitore di circa 7mila euro per presunte pregresse cessioni di stupefacente.
Nell’inchiesta condotta dalla DDA insieme alla squadra mobile di Teramo, allora diretta dal vice Questore Gennaro Capasso, emersero tra le intercettazioni anche un politico ed un avvocato teramani tra i consumatori del maxi giro di cocaina e hashish sulla provincia teramana. Nel collegio difensivo, tra gli altri, anche l’avvocato Nello Di Sabatino.