Pochi, pochissimi teramani hanno partecipato questa mattina alla manifestazione indetta dal Comitato genitori scuole sicure di Teramo e dall’Associazione scuole sicure Abruzzo Italia per chiedere a gran voce chiarezza e azioni certe prima di far rientrare i propri figli a scuola.
“E’ stato vergognoso non esserci”, hanno detto gli organizzatori che, invece, hanno potuto contare sulla presenza di rappresentanti delle altre province abruzzesi e dei comitati di altre regione. Una “non risposta” di tanti che stride soprattutto di fronte alla partecipazione del comitato vittime della scuola di San Giuliano di Puglia che ha onorato, con il suo dolore composto e la sua testimonianza, una città che, invece, fortunatamente, può contare solo danni e nessuna vittima a causa del terremoto.
“Non ci scoraggiamo e andiamo avanti, dando appuntamento a tutti a settembre”, ha commentato Leda Ragas, presidente di Assai, non nascondendo la delusione per la scarsa partecipazione dei teramani, “perché nonostante dei piccolissimi passi siano stati fatti, non ci accontenteremo fino a che le scuole dei nostri figli non saranno sicure”.
E ribadendo la diversità di approccio constatata tra la Provincia e il Comune di Teramo, con la prima impegnata seriamente nel cercare di attuare piani che in qualche modo possano garantire dei miglioramenti effettivi per gli studenti e il secondo ancora fermo al palo e senza alcuna indicazione su quanto avverrà alla riapertura delle scuole, è stata sottolineata l’assenza del sindaco o di qualche rappresentante della Giunta (sebbene l’assessore ai lavori pubblici e alla protezione civile, Franco Fracassa, sia stato intravisto per qualche attimo nelle vicinanze di piazza Orsini ma non ha ritenuto di dover partecipare).
Tra gli interventi, significativo quello di Antonio Morelli, del Comitato di San Giuliano di Puglia, che ha strigliato i cittadini a rimboccarsi le maniche personalmente per cambiare le cose, ricordando come non sia il terremoto a fare paura ma le scelte politiche e lo Stato con le sue decisioni e come non si possa far finta di niente, convincendosi che il problema non esista e dimenticando in fretta quanto accaduto con il terremoto.
“Non si deve più parlare di prevenzione”, ha detto il padre di una bimba di sei anni, rimasta nel 2002 sotto le macerie molisane, “ma si deve parlare di progettazione in modo da non dover più contare vittime per il terremoto”.
Inoltre è stato ricordato come sia facile per gli amministratori fare leva sul silenzio dei cittadini ed è stato ribadito come i fondi ci siano ma non vengono utilizzati spesso proprio a causa dell’incapacità delle amministrazioni di attuare programmazioni e progetti a riguardo.
“La realtà è che ci siamo fatti trovare altamente impreparati perché si è pensato solo alle crisi politiche”, ha commentato il consigliere di opposizione, Gianguido D’Alberto, presente in piazza insieme ad altri colleghi di minoranza, “e dopo un anno si cerca di rimediare con la richiesta dei Musp fatta passare come una necessità legata agli indici di vulnerabilità. Ci spieghino, invece, i tecnici quale sia l’elemento discriminante che chiude una scuola con indice 0,19 e lasci aperta una con indice 0,22. E poi la scelta del polo alla San Giuseppe è stata condivisa da qualcuno? Si è mai discusso su un progetto di riorganizzazione scolastica comunale? Nelle parole del sindaco ci sono troppi futuri e condizionali e il sospetto che viene è che Brucchi abbia ormai smesso di pensare alla città, puntando solo ad una sua possibile futura candidatura al Parlamento”.