Gli architetti teramani ricordano che “l’obbligo di esecuzione delle verifiche di vulnerabilità sismica per gli edifici strategici e rilevanti (non solo scuole, quindi, ma anche ospedali, caserme, uffici pubblici, ecc.) in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso, è normato dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, successivamente modificata e integrata con l’Ordinanza del P.C.M. n. 3316 del 2.10.2003, che prevede la verifica sismica di edifici strategici e rilevanti secondo criteri di priorità da stabilirsi a cura dello Stato (Dipartimento della Protezione Civile) e delle Regioni.
L’articolo 2 di taleOrdinanza prevede una azione graduale nel tempo: entro 6 mesi dall’entrata in vigore dell’Ordinanza (7/11/2003), il Dipartimento della Protezione Civile e le Regioni provvedono, per quanto di loro competenza ad elaborare, sulla base delle risorse finanziarie disponibili, il programma temporale di svolgimento delle verifiche degli edifici strategici e rilevanti che i proprietari devono effettuare (art. 2 comma 4); entro 5 anni dall’entrata in vigore dell’Ordinanza (novembre 2008), l’avvio e la conclusione delle verifiche sugli edifici secondo i programmi definiti in precedenza, sulla base delle competenze statali e regionali (art 2 comma 3), con la previsione di programmare l’avvio delle verifiche con priorità nelle zone sismiche classifiche a maggior rischio sismico – zona 1 e zona 2 -, per poi passare a quelle a bassa sismicità – zona 3 e zona 4 -.
La scadenza è stata più volte prorogata, in ultimo fino al 31 marzo 2013.
Quindi per l’Ordine degli Architetti “c’è stato un notevole ritardo da parte delle amministrazioni nell’effettuazione delle verifiche, dovuto soprattutto, alle non floride condizioni economiche in cui versano gli Enti Locali, ma, a quattro anni dalla scadenza ultima per l’effettuazione delle verifiche, oggi non si può parlare di ‘emergenza’ giustificando con la stessa scelte che, nei prossimi anni, potrebbero ripercuotersi pesantemente sul nostro territorio. Parliamo della ventilata ipotesi di realizzazione, in particolare nella città di Teramo, di poli scolastici permanenti, che svuoterebbero il centro storico e numerosi quartieri di un elemento sociale fondamentale, volano di sviluppo del territorio circostante, facendo deperire, e abbandonare, rapidamente, intere zone della città. Se è vero che per l’inizio del nuovo anno scolastico occorra dare risposta alle centinaia di genitori e studenti che attendono di conoscere quale sarà l’ubicazione delle loro scuole, è altrettando vero che, per la localizzazione futura degli edifici scolastici, e il recupero di quelli riutilizzabili, non può non tenersi conto di diversi fattori, tra i quali: l’integrazione degli edifici con il tessuto urbano e sociale circostante, come raccomandato dalle linee guida ministeriali del 2013, che promuovono un’idea di scuola aperta al territorio e al servizio della comunità locale, concepita come un centro civico, in grado di valorizzare istanze sociali, formative e culturali di tutta la cittadinanza; la microzonazione sismica del territorio, per una adeguata conoscenza delle risposte del sottosuolo alle sollecitazioni sismiche, onde evitare di realizzare scuole strutturalmente a norma su terreni soggetti a fenomeni di amplificazione della accelerazione sismica, liquefazione, ecc. che, in parte, vanificherebbero le esigenze di sicurezza degli edifici. Non si può prescindere, infatti, dalla conoscenza dei fenomeni di risposta sismica locale nel momento in cui si sceglie di localizzare un edificio o di utilizzare una tecnica costruttiva piuttosto che un’altra, ed occorre appoggiarsi, in un’ottica pianificatoria, a studi più appronditi quali, appunto, quelli che portano alla microzonazione sismica del territorio; l’accessibilità degli edifici, favorendo l’utilizzo del trasporto pubblico locale, e la possibilità di raggiungere le scuole a piedi o in bicicletta attraverso percorsi protetti e sicuri; la sicurezza degli edifici sia per quanto riguarda le strutture vere e proprie che la loro localizzazione, anche in funzione dei piani di sicurezza, delle vie di fuga, dell’accessibilità ai mezzi di soccorso, della protezione dagli elementi esterni, antropici e naturali”.
L’Ordine è quindi disponibile a fornire il proprio bagaglio di conoscenze e competenze, attraverso i propri iscritti, per un ausilio alle amministrazioni che affianchi gli interventi tecnici professionali veri e propri (“interventi che, tra l’altro, vanno – precisano – adeguatamente retribuiti e non sottostimati come più spesso accade anche per scellerate scelte di alcune amministrazioni”), oltre che per un supporto ai cittadini e alle associazioni che sentissero la necessità di un supporto autorevole e qualificato.
“Da qualche tempo – aggiungono – stiamo lavorando ad un tavolo istituzionale, promosso dall’associazione Teramo Children, che vede la presenza del Comune di Teramo, della Provincia, dei Vigili del Fuoco, ANCE e di altre componenti, pubbliche e private, tavolo che ha già prodotto alcune linee guida che potrebbero essere una buona base di partenza per iniziare, da subito, con una visione non ristretta all’emergenza, la ricostruzione delle nostre città, non solo fisica ma sociale ed economica”.
L’Ordine degli Architetti della Provincia di Teramo dunque si mette a disposizione, e per dovere istituzionale, continuerà a lavorare, insieme ai propri iscritti, con il territorio per il territorio.
“Agli altri Attori, istituzionali e non, il compito di avvalersi delle professionalità presenti, per compiere un miglioramento che non si limiti ai soli fattori tecnici, ma che sia capace di innescare una serie di processi sociali, culturali ed economici, tramite una programmazione mirata e ragionata a lungo termine, in grado di dare nuovo impulso e rilanciare una ripresa veloce del nostro territorio”, concludono.