Bisenti. La Regione avvierà tutte le procedure necessarie per la retrocessione ai Comuni interessati o ai proprietari dei terreni espropriati per la realizzazione, mai avvenuta, della diga di Bisenti, il cui iter prese il via nel 1958.
Lo ha stabilito il presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso, nel corso di un incontro a Pescara a cui hanno partecipato i sindaci dei territori interessati, rappresentanti del Consorzio di bonifica e funzionari regionali. Il provvedimento riguarda 270 ettari di terreni e 69 fabbricati (in parte ruderi), su cui sarebbe dovuto sorgere uno degli invasi più grandi d’Italia, finanziato nel 1984 dalla Cassa per il Mezzogiorno con 57 miliardi di lire.
Nel 1987 iniziò, dopo la concessione ministeriale per la derivazione delle acque, la demanializzazione delle aree, ricadenti nei Comuni di Arsita, Bisenti, Castiglione Messer Raimondo, Montefino, Castilenti, Elice, Città Sant’Angelo e Montesilvano.
L’appalto per la realizzazione dell’opera fu aggiudicato nel 1990, ma la soppressione della Cassa e una serie di altri motivi, portarono all’accantonamento del progetto, alla risoluzione del contratto con la ditta vincitrice e all’archiviazione di tutta la procedura, decisa dal Ministero dei Lavori Pubblici nel 1995.
“Bisogna avere il coraggio – ha sottolineato D’Alfonso – quando un’opera pubblica impazzisce di far tornare la macchina indietro e chiedere scusa. Non si possono attendere decenni per concludere una procedura: non è accettabile che si proceda a degli espropri, penalizzando dei proprietari, per poi non risolvere nulla. E’ nostra intenzione chiudere una volta per tutte questa vicenda e trasferiremo questa volontà in una specifica delibera di giunta che verrà approvata nei prossimi giorni”.