Accanto alla moglie Elisa e ai figli Paolo e Marco tutte le autorità del mondo politico locale e regionale che Tancredi ha sostenuto, osteggiato, accompagnato. Tutti riuniti in una commozione e insieme in una dignità che più di ogni altra cosa è il segno tangibile di ciò che Antonio Tancredi lascia dopo aver attraversato la sua vita. È stato lo stesso vescovo Michele Seccia a ricordare “le attività molteplici che l’hanno contraddistinto. Ma oggi ciò di cui voglio parlare è l’uomo di fede che ha fondato la sua vita sui valori veri, sebbene noi siamo abituati a vedere altro. Ciò che voi figli avete raccolto è quello che dovete a vostra volta trasmettere”.
Il riferimento è a quella saggezza, cultura, creatività e teramanità più volte sottolineata nel corso di un’omelia che ha raccontato la vita di un uomo “che ha saputo guardare lontano, ma con il cuore sempre rivolto alla sua Teramo”. Un insieme di doti che “lo hanno reso capace di essere uomo, di guardare dall’alto ma anche di chiedere. Grazie ad Antonio per ciò che ha fatto e per quello che è stato”.
Così ha fatto anche al termine della cerimonia un commosso e sincero sindaco, Maurizio Brucchi, che ha raccontato i passi fondamentali compiuti da Tancredi nella vita pubblica, come la “formazione di una nuova classe dirigente che si è abbeverata dei suoi insegnamenti” e le tante opere realizzate per Teramo, “come quei giardini che ha tanto voluto, segno della sua generosità e, soprattutto, della sua teramanità. A lei, onorevole, dunque la parola più semplice e bella di quelle che regalano i rapporti umani: grazie”.